L’infografica che apre questo pezzo, così come quella che lo chiude, rappresentano la nostra speranza di uscire dalla pandemia da Sars-CoV-2. O, almeno, una parte di essa. Sì, perché quei quadrati colorati rappresentano il codice dell’Rna messaggero che i due vaccini utilizzano per spiegare al sistema immunitario come produrre anticorpi efficaci contro il nuovo coronavirus.
I colori, come spiega la legenda nella parte bassa, identificano le basi azotate, ovvero i “mattoni” combinando i quali viene costruito il codice dell’Rna messaggero. Al secolo, adenina, citosina, guanina e timina. Un momento, timina? Nell’Rna non dovrebbe esserci l’uracile al posto della timina?
In realtà non si tratta nemmeno di timina, ma piuttosto di una molecola chiamata 1-methyl-3’-pseudouridylyl, rappresentata dalla lettera greca Ψ. L’utilizzo dell’Rna messaggero pone infatti due ordini di problemi. Il primo è legato al fatto che si tratta di un materiale altamente instabile, pensato dalla natura per essere eliminato subito dopo aver svolto il suo compito di messaggero. Il secondo è legato al fatto che iniettare mRna induce una reazione immunitaria nell’organismo che lo riceve, tale da rischiare di rendere inefficace l’inoculazione.
La soluzione al problema passa appunto dall’utilizzo della pseudouridina, che secondo alcuni studi contribuisce a rendere stabile l’mRna inoculato, riduce la reazione immunitaria e migliora l’espressione della proteina spike (o almeno lo ha fatto nei topi). Ovvero di quella proteina che viene utilizzata dal Sars-CoV-2 per infettare le cellule e che il vaccino insegna al nostro organismo a riconoscere e combattere. Ora, nel dataset utilizzato da InfoData per rappresentare il codice del vaccino, invece di Ψ viene utilizzata T e la scelta è stata quella di mantenere questa denominazione.
Sì, perché questa lunga premessa ha allontanato dalla questione di fondo: come è stato possibile avere accesso a questo codice? Ad estrarlo sono stati alcuni ricercatori dell’università di Stanford che, a partire da alcune gocce di vaccino avanzate, hanno applicato un percorso di ingegneria inversa per risalire al codice di base. Ed hanno ritenuto importante condividere il risultato della loro ricerca su GitHub, così che chiunque potesse avervi accesso.
GitHub è una piattaforma nata per permettere agli sviluppatori di condividere codice, ma che oggi viene utilizzata anche per la condivisione di dati. È qui, ad esempio, che la Protezione civile pubblica i dati sui contagi da nuovo coronavirus. O che si trovano i dati sui vaccini inoculati nel nostro paese. La scelta di pubblicare qui il codice dei vaccini a mRna, spiegano i ricercatori, nasce dalla volontà di offrire uno strumento che permetta ai medici di capire se gli anticorpi in un paziente sono stati sviluppati grazie al vaccino o a causa dell’infezione da parte del Sars-CoV-2.
Beninteso, nessuno dei due dataset resi disponibili contiene l’intero codice dei vaccini. O meglio, quello di Pfizer-BioNTech è completo ma, viste le modalità con cui è stato estratto (un processo che parte dal portare un vaccino conservato ad almeno 60 gradi sotto zero ad una temperatura di 94 gradi centigradi), è possibile che qualche sequenza sia andata perduta. Mentre per quanto riguarda quello di Moderna, rappresentato nell’infografica di chiusura, potrebbero mancare alcune sequenze alle estremità. In ogni caso, potendo leggere il codice dei due vaccini contro il Sars-CoV-2, si incontrerebbero le sequenze estratte dai ricercatori di Stanford e rappresentate da InfoData.