Stop alle startup innovative costituite online. Il Consiglio di Stato ha dato ragione al Consiglio nazionale del notariato, che chiedeva l’annullamento del decreto che nel 2016 ha stabilito che le società a responsabilità limitata semplificata dovessero essere costituite esclusivamente con mezzi digitali. Una questione che impatterà una startup innovativa su 17.
La questione riguarda appunto la società a responsabilità limitata semplificata. Ovvero una fattispecie introdotta nel 2012 dall’allora governo Monti, con Corrado Passera alla guida del Mise. Nota anche come startup a 1 euro, consente ai giovani imprenditori di creare società con un capitale sociale minimo (compreso tra 1 e 9.999 euro) e, grazie al ricorso ad un atto costitutivo standard, senza costi notarili.
La sentenza cui si fa riferimento è quella del Consiglio di Stato numero 2643 dello scorso 29 marzo, su un ricorso alla giustizia amministrativa presentata proprio dal Consiglio nazionale del notariato. Una contestazione legata non tanto alla normativa del 2012, quanto ad un decreto ministeriale firmato il 17 febbraio 2016 dall’allora titolare del Mise Federica Guidi, che prevedeva la registrazione delle srls in formato esclusivamente digitale.
La questione posta dai notai ruota attorno al tema della gerarchia delle fonti: detto brutalmente, un decreto ministeriale non sarebbe sufficiente per introdurre questo tipo di innovazione nell’ordinamento. Altro aspetto, una registrazione meramente digitale non renderebbe possibile il controllo di legalità effettuato invece dai notai. Argomenti che la magistratura amministrativa ha ritenuto validi, accogliendo il ricorso del Consiglio del notariato.
Le dimensioni del fenomeno sul quale il collegio presieduto da Giancarlo Montedoro è stato chiamato a pronunciarsi sono invece rappresentate nel grafico. Si tratta di 702 aziende su un totale di poco meno delle 12mila che l’ordinamento riconosce come startup innovative. In termini percentuali, il 5,9% del totale. Beninteso, si tratta solo di quelle che hanno iniziato l’attività dopo il 17 febbraio 2016. Per quanto considerando l’intero ecosistema, come fa l’infografica che rappresenta tutte le startup innovative in attività, la percentuale cambi di poco, attestandosi al 6,3%. Tanto pesano le srls nel contesto dell’innovazione italiana
InfoData le ha rappresentate in rosso nel grafico a barre che apre questo pezzo e che ne mostra la suddivisione per settore di attività. Utilizzando i filtri nella parte bassa dell’infografica è possibile visualizzare la situazione in una singola regione e in una singola provincia. I dati, aggiornati allo scorso 2 aprile, sono stati estratti dalla sezione del registro imprese dedicata alle startup innovative. Numeri che dicono di come la stragrande maggioranza di queste ultime siano attive nel settore dei servizi.
Detto dei dati, resta da capire cosa accadrà dopo la sentenza del Consiglio di Stato. Pronunciamento che da un lato chiama in causa il legislatore, chiamato a sanare le contestazioni accolte dalla magistratura amministrativa. Dall’altro pone il tema di ciò che sarà delle srls registrate dopo il DM del febbraio 2016 ed attualmente in attività: potranno continuare ad operare tranquillamente o dovranno registrare nuovamente il proprio atto costitutivo?