L’Italia è uno dei paesi dove si vive più a lungo. Ma per i nati nell’anno del Covid-19 l’aspettativa di vita si accorcia di 1,3 anni rispetto al 2019, a 82,4 anni. La stima è ancora provvisoria e ci dice quanti anni in media può vivere un neonato in una società in cui il tasso di mortalità è immaginato costante. In altre parole, come se la mortalità che si è registrata nell’anno del Covid19 rimanessero invariate fino all’estinzione della coorte dei nati nel 2020.
Lo scenario statistico, da leggere con tutte le cautele del caso, è stato costruito partendo dai dati settimanali sui decessi registrati in tutti i paesi europei e comunicati a Eurostat. Il calo dell’aspettativa di vita alla nascita dei nati italiani nell’anno del Covid19 non è il peggiore: peggio è andata per la Spagna (-1,6 anni) e la Bulgaria (-1,5), seguite da Lituania, Polonia e Romania (-1,4 anni). Solo in tre Paesi l’aspettativa di vita alla nascita è cresciuta anche nell’anno della pandemia: Danimarca, Finlandia e Norvegia (tra 0,1 e 0,3 anni).
Il passo indietro dell’aspettativa di vita alla nascita degli italiani ci riporta sui valori medi stimati nel 2011 ed è il più significativo degli ultimi anni, perlopiù caratterizzati da un incrementale miglioramento della stima. Ma non si tratta del primo decremento. Tra il 2014 e il 2015 la media era infatti scesa da 82,3 anni a 82,7 anni, per poi rimbalzare l’anno successivo, nel 2016, a 83,4 anni, uno in più della sopravvivenza immaginata per chi è venuta l mondo sotto il segno del coronavirus.