Il long Covid è l’insieme dei disturbi e delle manifestazioni cliniche che permangono dopo l’infezione da Covid-19. Infatti, mentre la maggior parte delle persone recupera completamente entro due mesi dal contagio, ci sono alcuni sintomi che durano più a lungo. Rappresenta una condizione clinica caratterizzata dal mancato ritorno da parte del paziente affetto da COVID-19 allo stato di salute precedente l’infezione acuta.
Le manifestazioni cliniche del Long-COVID, si legge in un report dell’Iss ’Indicazioni ad interim sui principi di gestione del Long-Covid’ , sono molto variabili e ad oggi non esiste un consenso sulle loro caratteristiche, poiché i sintomi attribuiti a questa condizione sono numerosi ed eterogenei e possono riguardare soggetti di qualunque età e con varia gravità della fase acuta di malattia.
Le manifestazioni generali più frequenti riportate da persone con Long-COVID includono astenia importante e persistente, anoressia, debolezza muscolare, febbre recidivante, dolori diffusi, mialgie, artralgie, peggioramento della qualità della vita.
Quanto è frequente? La varietà dei sintomi e degli approcci diagnostici ha portato a grande ampiezza delle stime di prevalenza, ma non sempre la qualità degli studi è risultata elevata, per limitata validità esterna, mancanza di gruppi di controllo, e variabilità delle metodologie impiegate. Una stima precisa della prevalenza, si legge quindi nel report, è difficile a causa della variabilità di metodi, definizione e popolazioni studiate. Secondo un recente documento riassuntivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità un quarto dei soggetti con COVID-19 manifesta sintomi persistenti a distanza di 4-5 settimane dal riscontro della positività
Sintomi oltre le 12 settimane per 13% contagiati
Il più ampio degli studi, svolto nel Regno Unito dall’Office for National Statistics su un campione di oltre 20.000 persone, ha mostrato una prevalenza di sintomi del 13% oltre le 12 settimane post-infezione, con una prevalenza otto volte superiore a quella di un gruppo di controllo, un rischio maggiore nelle donne rispetto agli uomini (14,7% vs. 12,7%) e prevalenza più alta nel gruppo di età 25-34 (18,2%). In un altro studio svolto nel Regno Unito su oltre 4.000 soggetti (COVID Symptom Study), la prevalenza è risultata più bassa, pari al 13% a 4 settimane, del 4,5% oltre le 8 settimane e del 2,3% oltre le 12 settimane. Long-COVID si manifestava con astenia, cefalea, dispnea e anosmia, e il rischio aumentava per i soggetti con un alto indice di massa corporea e per il genere femminile.
Le conclusioni dello studio Iss. Accanto alla gestione clinica, rimangono tuttora aperti numerosi interrogativi di ricerca. I dati disponibili riguardano popolazioni diverse, esaminate in differenti tempi di osservazione e con approcci diagnostici sintomatologici e strumentali diversi. Numerosi sono quindi gli aspetti ancora da definire.
Per approfondire. Vista la rilevanza clinica, si è ritenuto necessario produrre, con il supporto di un gruppo di lavoro multidisciplinare, un documento che sintetizzi l’inquadramento attuale di questa nuova condizione e che fornisca indicazioni generali per la sua presa in carico. Il rapporto recepisce e contestualizza alla realtà italiana alcune raccomandazioni sul tema fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ()