Piatti, posate e stoviglie usa e getta. Dal 3 luglio è entrata in vigore anche in Italia la direttiva Sup (single use plastic) che mette al bando un lungo elenco di prodotti in plastica monouso. Cannucce, palettine da caffè, contenitori in polistirolo rientrano tra questi. Un modo per ridurne la dispersione nell’ambiente. Specie in mare e sulle spiagge, dove la plastica abbonda.
I dati Legambiente rielaborati da Statista permettono di classificare i rifiuti abbandonati sulle spiagge. Secondo i dati della Ong, il 14 per cento deriva da frammenti di plastici. Seguono mozziconi di sigaretta, con la stessa percentuale. Una quota rilevante è composta da polistirolo (12 per cento) e tappi di bottiglia (7 per cento). Bastoncini per le orecchie, bottiglie e buste in plastica costituiscono insieme il 9 per cento del totale.
L’84 per cento dei rifiuti trovati sulle spiagge deriva dalla plastica. È il risultato dell’indagine Beach litter, condotta dalla Ong in 13 regioni per catalogare l’immondizia dispersa lungo il litorale italiano. L’edizione 2021 del rapporto evidenzia gli effetti ambientali dell’emergenza Covid: nel 26 per cento delle spiagge monitorate sono stati ritrovati guanti in plastica monouso, «mascherine o altri oggetti riconducibili all’emergenza sanitaria Covid-19», si legge. Oggetti che, com’è ovvio, non rientrano nella messa al bando europea di recente recepita dall’Italia.
Insieme al cambiamento climatico, l’inquinamento da plastica è la minaccia più dannosa per la salute dei mari e della fauna sottomarina. Secondo il report Mare Plasticum di IUCN l’unione internazionale per la conservazione della natura, l’Italia è il secondo paese dopo l’Egitto per dispersione di plastica nel Mediterraneo, con 34 mila tonnellate l’anno rilasciate a causa di una cattiva gestione dei rifiuti e di un’alta densità abitativa nelle zone costiere.
Stimare il tasso di inquinamento dei mari non è un’operazione semplice. Tuttavia, secondo un articolo un non troppo recente della rivista Our world in data il Mediterraneo sarebbe il quarto mare per quantità di plastica superficiale dispersa a livello mondiale. I dati sono stati pubblicati nel 2014, ma aiutano farsi un’idea di come un cattivo smaltimento di questo materiale possa influire sullo stato di salute dei mari.
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Autore.
Silvio Puccio: Nato a Palermo, laureato a Torino, vive a Roma. Ha frequentato il Master in giornalismo della Luiss dove ha scoperto che dati e giornalismo stanno bene insieme. Collabora con la redazione di Repubblica Palermo. Le sue passioni: i fogli di calcolo bene ordinati, la fotografia, il rap della East Coast. Su Instagram è @silv1o_p.