Uno degli effetti della pandemia, banale dirlo, è stato quello di chiudere in casa gran parte della popolazione per lunghi periodi di tempo. Lo si è potuto misurare, ad esempio, grazie ai dati delle app di navigazione satellitare. Ma che dire della mobilità dei singoli? Ci sono dati che consentono di misurare l’effetto sulle singole persone?
La risposta è affermativa ed è tale grazie ad uno di quegli smartphone che gran parte degli italiani portano con sé ogni giorno. Nello specifico, grazie ad una semplice app contapassi che, utilizzando un accelerometro posto all’interno dell’apparecchio, è in grado di contare i passi compiuti giornalmente dal possessore del suddetto.
Il suddetto, nello specifico, è l’autore di questo articolo. E il grafico che apre quest’ultimo è stato costruito a partire dai dati del contapassi installato nel suo smartphone. Ogni quadrato rappresenta un giorno, più è grande e maggiore è il numero di passi compiuti. Il colore, almeno per il 2021, indica quello della categorizzazione per zone in cui è stata inserita la Lombardia, regione di residenza di chi scrive. Per il 2020, non essendo ancora stata implementata questa suddivisione cromatica delle limitazioni delle libertà personali, si è utilizzato il rosso per il primo lockdown, l’arancione per la successiva fase 2 e il bianco per l’era prepandemica.
Come si può notare, i mesi di marzo e aprile del 2020, sia che li si raffronti con i due mesi precedenti che con gli analoghi del 2021, evidenziano un crollo nel numero di passi compiuti quotidianamente. Erano le settimane dello stop ad ogni attività, ad eccezione di quelle essenziali. E, come confermano i dati, chi scrive non è un runner, categoria al centro delle cronache durante le prime fasi della pandemia. Anche il successivo mese di maggio mostra una difficile ripresa della mobilità, che invece torna a livelli normali a giugno.
Il 2021 segnala invece una maggiore consapevolezza delle limitazioni imposte dal governo che, con l’eccezione della zona rossa, consentivano spostamenti per comprovati motivi di necessità. Che infatti tendono a concentrarsi nei giorni infrasettimanali, almeno durante i periodi in zona rossa ed arancione. Significativa eccezione il 4 aprile, domenica di Pasqua: al pranzo con i parenti chi scrive ha preferito una passeggiata nelle campagne tra Busto Arsizio e Gallarate, come può testimoniare il gps dello smartphone, meno rischioso per la salute propria e soprattutto dei congiunti.
Con il ritorno alla zona arancione prima, quindi gialla e poi bianca, anche il numero dei passi giornalieri è tornato a normalizzarsi. Normalizzarsi, ovviamente, per una persona che lavora da casa e che al massimo deve portare un figlio a scuola, beninteso. Non tutti hanno quello che in tempo di pandemia è diventato un privilegio.
Ininteressanti dettagli autobiografici a parte, l’infografica che apre questo pezzo è un esempio di quella datification cui chiunque possieda uno smartphone è sottoposto. Non un tentativo di demonizzarla, quanto piuttosto di generare consapevolezza di quanto i dati raccolti dalle app dicano della vita di ciascuno.
[L’autore dell’articolo ha sempre rispettato gli obblighi di distanziamento e di igiene, oltre ad indossare i dispositivi di protezione individuale. Nei primi sei mesi del 2021 ha effettuato tre tamponi rapidi, tutti con esito negativo. Sta per terminare il ciclo vaccinale contro il Sars-CoV-2]
Qui sopra ne pariamo con l’autore. Nel corso della puntata abbiamo ci siamo occupati dell’attività motoria di Saporiti per provare a raccontare il lockdown in un modo diverso. Accanto alle giuste preoccupazione per i rischi legati alla sorveglianza globale e ai dati che consapevolmente o inconsapevolmente cediamo alle grandi piattaforme digitale attraverso per esempio l’uso degli smartphone esiste una dimensione più intima ma al tempo stesso politica del dato. Che può descrivere partendo dal personale eventi epocali come quelli cha hanno accompagnato e accompagnano l’epidemia del Covid-19. Buona visione. Siete su Ascanio