Next Generation EU, letteralmente “prossima generazione Ue”, è il maxi-pacchetto approvato da Bruxelles per il rilancio di un’economia affossata dalla crisi pandemica. Se ne sente spesso parlare con l’etichetta di Recovery fund, una dicitura ereditata da quello che era stato il primissimo nome dell’iniziativa. Abbiamo spiegato qui come funziona. Ma dove andranno i soldi comunitari, capitolo di spesa per capitolo di spesa? In questo grafico di Infodata vediamo lo scorporo dell’intero investimento, pari a 806,9 miliardi di euro: l’equivalente, in prezzi correnti, dell’intesa da 750 miliardi di euro a prezzi del 2018 raggiunta dai leader europei nel luglio del 2020.
La fetta più corposa è rappresentata dal Dispositivo europeo per la ripresa e resilienza, noto in inglese come “Recovery and resilience facility”. Come vediamo nel grafico, si parla di 723,8 miliardi di euro, spartiti fra 385,8 miliardi di euro in prestiti e 338 miliardi di euro in sovvenzioni. Un architrave per sostenere le riforme e gli investimenti che dovranno essere dsipiegati dai singoli stati membri, mitigando l’impatto della crisi e irrobustendo le economie dopo il disastro pandemico. La seconda quota più significativa, anche se con dimensioni ben più diverse, è React-Eu: 50,6 miliardi di euro, destinati a sostenere una ripresa economica «verde, digitale e resistente». Il restante spicchio di risorse è suddiviso fra programmi e fondi di taglio minore come Orizzonte Europa (5,4 miliardi di euro), Fondo InvestEu (6,1 miliardi di euro), Sviluppo rurale (8,1 miliardi di euro), Fondo per una transizione giusta (10,9 miliardi di euro), RescEu (2 miliardi di euro).