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E se iniziassimo seriamente a misurare i cosiddetti fenomeni di mansplaining, la tendenza prevalentemente maschile di interrompere le donne per spiegare paternalisticamente loro le cose?
Il 2 febbraio scorso un team di ricercatori e ricercatrici dell’Università di Stanford ha pubblicato i risultati di un lavoro molto interessante: la prima misura quantitativa del tempo intercorso fra l’inizio di un intervento a un convegno e la prima interruzione, fra relatori e relatrici.
Risultato: le donne che espongono i propri risultati in un seminario di economia della durata di un’ora circa in uno dei dipartimento d’eccellenza degli Stati Uniti, sono interrotte 6 minuti e 45 secondi prima rispetto ai colleghi maschi, e il tipo di commento è tendenzialmente più ostile rispetto a quelli rivolti ai relatori uomini.
Come misurare il fenomeno?
Questa analisi è un primo tentativo di misurare accuratamente questo fenomeno, ma si aggiunge a una letteratura emergente che documenta i modi in cui le donne economiste sono trattate in modo diverso dagli uomini.
Il team ha considerato 463 interventi effettuati nel corso del 2019, fra seminari di ricerca e cosiddetti “Job Market Talks” mediante il quale i dipartimenti universitari reclutano giovani economisti. I dati raccolti provengono da 33 fra le più prestigiose istituzioni americane e riguardano 343 relatori (118 femmine e 225 maschi). Questo campione include 178 Job Market Talks (il 38%) dove sono rappresentati 82 relatori (32 femmine e 50 maschi) in 26 università americane.
Sono stati registrati la durata, il tipo e il tono di ogni interazione fra relatore o relatrice e il pubblico, inclusi il sesso e l’anzianità di coloro che effettuano le interruzioni e il genere del moderatore. Viene dettagliato anche il tipo di domanda, per esempio se si tratta di commenti, di richieste di chiarimento, di critica, di suggerimenti, e soprattutto il tono delle domande, se solidale, condiscendente, distruttivo, umiliante, ostile.
Gli uomini interrompono di più
Gli uomini tendono a interrompere chi parla di più di quanto fanno le donne. Si contano infatti 4,5 volte più domande da parte di uomini che da donne durante i seminari regolari – e più di 7 volte durante i colloqui sul mercato del lavoro – nonostante il rapporto uomini-donne presenti sia di 2 a 1.
In tutto questo nei seminari di ricerca le donne vengono interrotte molto di più. Le relatrici rispondono a 3.5 domande aggiuntive per seminario (il 12% in più) e a 6.2 domande aggiuntive nei colloqui di del lavoro. Quasi due terzi (il 65%) di queste risposte aggiuntive sono in risposta a domande poste dagli uomini. Tra i colloqui sul mercato del lavoro, circa il 94% delle domande aggiuntive a cui è stata data risposta da oratrici proveniva da uomini.
C’è differenza anche sul tipo di commento. È più probabile che le relatrici ricevano suggerimenti e chiarimenti durante un intervento a un seminario rispetto ai colleghi uomini, ma anche domande con tono classificato come condiscendente, distruttivo, umiliante o ostile rispetto ai presentatori di sesso maschile.
È stato osservato inoltre che in questo campione le donne attraggono più domande anche dalle colleghe donne, che si sentirebbero più a loro agio a interrompere una speaker rispetto un collega uomo.
E se imparassimo a non rispondere subito?
È difficile capire come misurare le conseguenze a lungo termine prodotte dal ricevere il 12% di interruzioni in più come relatrici nel corso della propria carriera, scrivono gli autori. Potrebbe non essere l’entità delle domande che conta quanto il tipo o il tono delle domande, in particolare quelle che potrebbero essere considerate “demoralizzanti”.
In media, i ricercatori hanno calcolato che le domande riempiono circa 27 minuti durante i seminari e 31 minuti per i colloqui sul mercato del lavoro. In un tipico seminario di 90 minuti, significa circa un terzo del tempo. “Solo perché qualcuno ti fa una domanda non significa che tu debba rispondere” provocano gli autori.
Se le relatrici donne ricevono più domande durante i seminari rispetto ai relatori uomini, rispondono effettivamente di più? I dati mostrano che la risposta è chiaramente sì. Gli uomini invece tendono a ignorare di più le domande che vengono poste. Sebbene nel complesso pochissime questioni vengano ignorate o rimandate, è risultato meno probabile che le relatrici ignorino o rimandino le domande poste da altre donne rispetto agli oratori di sesso maschile.
Per approfondire.
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