Mario Draghi ha sciolto la riserva e presentato la squadra di ministri. Il Governo Draghi è il sessantasettesimo governo della Repubblica Italiana, il terzo della XVIII legislatura ma, soprattutto, il quarto governo tecnico dal 1946. Succede a Giuseppe Conte dopo 509 giorni effettivi da premier, che ne fanno il settimo Presidente del Consiglio per giorni effettivi. Nessun governo tecnico è mai durato tanto. Eppure i tecnici hanno segnato già in passato il volto della nostra Repubblica, cambiando sempre la scena politica dei partiti e incidendo sul processo di riforma, nel bene e nel male. Insieme i tre governi tecnici che precedono il tentativo dell’ex presidente della Bce hanno collezionato 1393 giorni in carica e 1019 giorni effettivi. Che è pur sempre la metà dei giorni passati a palazzo Chigi da Giulio Andreotti. Mica poco.
Ma cos’è un governo tecnico e cosa lo differenzia da un governo politico?
Formalmente non esiste alcuna differenza. Nella sostanza un governo tecnico ha però una connotazione opposta a un governo politico. Si tratta di un esecutivo in cui il presidente del Consiglio e la gran parte della squadra di governo non vengono individuati tra le forze politiche ma tra esperti indipendenti. La definizione si associa all’idea di tecnocrazia, cioè un “governo dei tecnici” come tentativo di risoluzione dei problemi di un paese seguendo una linea scientifica, razionale e rigorosa. Solitamente a partire dall’economia. I governi tecnici, comunque, devono ottenere la fiducia di una maggioranza politica in Parlamento come qualsiasi governo politico.
Quello che è certo è che l’Italia sarà l’unico paese in Europa con un governo guidato da un presidente-tecnico che non si è mai presentato alle elezioni. Una caratteristica in comune con il predecessore Giuseppe Conte, scelto solo dopo il voto con l’incarico di guidare il primo governo Lega-M5s. Eppure, allo stesso tempo, dalle radici profondamente diverse.
L’esempio più recente di governo tecnico è quello guidato dall’economista Mario Monti durante la crisi del debito. Rimasto in carica 529 giorni, 401 effettivi (ovvero 1 anno, 5 mesi e 12 giorni), il governo Monti è stato un governo tecnico al 100%. 13 ministeri e 17 ministri, di cui sei senza portafoglio, formavano la squadra di governo, con Mario Monti anche al Ministero dell’economia e delle finanze. Nella compagine governativa erano presenti sette professori universitari, cinque dottori generici, un avvocato, un magistrato, un professore-avvocato, un banchiere, due giuristi, un prefetto, un ambasciatore e un ammiraglio. Nessun politico di professione.
Prima di Monti venne Dini. Il cinquantaduesimo esecutivo della Repubblica Italiana, il secondo e ultimo della XII legislatura. Secondo governo della storia repubblicana ad essere presieduto da un non parlamentare. Lamberto Dini ottenne la fiducia al Senato della Repubblica il 1° febbraio 1995 con 191 voti favorevoli, 17 contrari e 2 astenuti, una settimana dopo aver incassato la fiducia alla Camera. Si tratta del primo caso di governo cosiddetto “tecnico” in senso stretto. Una squadra composta esclusivamente da personalità scelte al di fuori della politica attiva, novità assoluta nella storia della repubblica italiana fino a quel momento. All’allora ministero del bilancio e della programmazione economica si alternarono tre personalità indipendenti come Rainer Masera, Augusto Fantozzi e Mauro Arcelli. La presidenza di Dini si concluse dopo 487 giorni in carica e 359 giorni effettivi, con le dimissioni presentate l’11 gennaio 1996. A partire da quell’esperienza di governo nacque Rinnovamento Italiano, che alle elezioni, alleato con l’Ulivo, superò lo sbarramento del 4% ed entrò in Parlamento, facendo definitivamente di Dini un politico di professione, dopo l’esperienza da ministro del tesoro nel governo Berlusconi I.
L’unico governo a struttura mista tecnico-politico è quello presieduto da Ciampi nel 1993. Passato alla storia come ultimo della cosiddetta Prima Repubblica, primo governo della storia della Repubblica Italiana a essere guidato da un non parlamentare e primo dal 1947 a partecipazione di esponenti post-comunisti. Ciampi diventa presidente il 19 aprile 1993, con una squadra composta solo al 44% da tecnici e un ministro del bilancio e della programmazione economica appartenente ad Alleanza Democratica, Luigi Spaventa.
Mario Draghi sarà il trentesimo pezzo del puzzle che tratteggia il volto della nostra Repubblica dal 1946. L’11esimo Presidente del Consiglio della Seconda Repubblica, alla guida del 17esimo governo, con una durata media che a partire dal 1994 è di 611 giorni. Nessun governo è mai riuscito a concludere l’intero periodo di una legislatura. Il più longevo è stato il Berlusconi II, con 3 anni, 10 mesi e 12 giorni.
A oltre 700 giorni dalla fine naturale della XVIII legislatura, il governo Draghi può teoricamente diventare il più lungo governo tecnico della storia, sebbene i governi del presidente abbiano avuto in passato orizzonti ristretti e compiti specifici. La presidenza Draghi potrebbe essere un’eccezione anche per cause contingenti. Il 3 agosto comincia il semestre bianco, il periodo che precede la scadenza del settennato del Presidente della Repubblica, durante il quale le Camere non possono essere sciolte. Una circostanza che potrebbe favorire una prospettiva più duratura al nuovo governo, garantendone la tenuta almeno fino al 2022, quando un nuovo capo dello Stato sostituirà Mattarella al Quirinale.