La sveglia suona, una nuova giornata ha inizio. Un’occhiata alle notifiche dello smartphone; la radio (quella tradizionale in modulazione di frequenza oppure digitale) che passa la musica preferita e Alexa (o uno smart speaker suo concorrente) che ci dà il buongiorno: il meteo, le notizie – magari proprio quelle del Sole 24 ORE – e persino il calendario con gli impegni della giornata.
Il viaggio che ci porta a scuola, all’università o al lavoro è contraddistinto dal cellulare (rispondere ai messaggi o giocare a qualche passatempo sul treno, ad esempio) e, soprattutto per chi guida l’auto, dalla radio. Musica, talk, notizie o approfondimenti.
Nelle ore centrali della mattina è ovviamente il personal computer a monopolizzare la nostra attenzione, ma certo non ci lasciamo sfuggire qualche – fugace o meno – sguardo al nostro telefonino intelligente per sfogliare contenuti, cercare notizie o semplicemente scorrere gli ultimi post su Twitter.
A pranzo un po’ di relax: un minimo di disconnessione, ma proprio minimo, perché dal nostro smartphone non possiamo di certo staccarci e, se siamo a casa, il rito prevede che il pasto lo si consumi guardando la tv. Nel pomeriggio, per chi non lavora, entrano in campo le console: Xbox, PlayStation e Switch ci consentono qualche ora di intrattenimento attivo (e, a proposito di gaming: sapete che siamo su Twitch, vero?).
Chi invece termina di lavorare, al ritorno, ascolta la radio in auto (non per nulla si chiama drive-time), oltre al solito smartphone. Alla sera, prima di cena, è invece una dura scelta tra la Tv (tradizionale, smart o con il decoder), Pc e tablet.
Durante il desco serale la famiglia riunita si ritrova ancora davanti al nuovo focolare, come cantava Renzo Arbore: è la televisione che fa per un’ora attaccare il nostro smartphone alla presa di ricarica. Ma solo perché serve dopocena, invece, quando sul divano passiamo lo sguardo tra il cellulare e la smart tv, mentre ci gustiamo su un servizio in streaming la nostra ultima serie preferita. E solo a tarda sera, per rilassarci, finalmente leggiamo qualche pagina di un romanzo su ebook.
Vi ritrovate in questa giornata tipo? Più o meno, concedeteci qualche licenza, è quella ben descritta dalla ricerca che Toluna, piattaforma di consumer insights, ha realizzato per Upa intervistando un campione rappresentativo di italiani. E quello che emerge è che siamo praticamente sommersi di device: la metà degli intervistati dichiara di possederne ben sette, di cui 3 personali e 4 condivisi con altri membri della famiglia.
Nell’infografica sottostante è possibile selezionare il cluster del campione per vederne l’andamento. Ad esempio, se dalla tendina di destra si scegliesse il gruppo dei più giovani, dai 18 ai 24 anni, si “illuminerebbe” la riga dello smartphone e la colonna del pomeriggio, che indica sia il tipo di device che il periodo di maggiore utilizzo di questi strumenti. All’incrocio tra righe e colonne si può scoprire il valore puntuale. Se poi però si passasse ai meno giovani, ossia coloro che hanno superato i 65 anni di età, si noterebbe come vi sia molta più disconnessione durante la giornata e che la televisione tradizionale ha un ruolo centrale nel consumo dei media, così come resiste per loro l’uso di cellulari “non smart”.
Per concludere, è sempre dalla ricerca di Toluna che emerge come la top 3 dei provider di programmi on demand a pagamento sia rappresentata nell’ordine da Amazon Prime, Netflix, e Sky. Gli intervistati dichiarano di aver sottoscritto in media 2,4 abbonamenti per famiglia, con varie combinazioni di piattaforme. Gli utenti più assidui? Chi ha figli fino a 14 anni.
Il boom dello streaming online ha favorito un passaggio da programmi live a contenuti on demand, fruiti soprattutto su tablet (66%) ma anche su Pc, smart tv e cellulari. E tuttavia, ancora un italiano su cinque dichiara di resistere e di non aver ancora attivato alcun abbonamento. Per ora.