L’estensione media del ghiaccio marino artico ad aprile 2021 è stata di 13.84 milioni di chilometri quadrati. Il numero da solo racconta poco. Se aggiungiamo che questa estensione era 850mila chilometri quadrati al di sotto della media dal 1981 al 2010 la storia inizia ad assumere un significato più profondo. L’estensione era notevolmente bassa nei mari di Barents e Bering e nel mare del Labrador. Altrove, era vicina o solo leggermente inferiore alla media. La più grande perdita di ghiaccio nel mese di aprile si è registrata nel Mare di Okhotsk e nel Mare del Labrador, con perdite minori lungo il bordo meridionale del Mare di Bering e nel Mare di Barents orientale vicino alla costa di Novaya Zemlya.
I dati provengono dal National Snow and Ice Data Center (NSIDC), centro che supporta la ricerca sui ghiacci di tutto il mondo: neve, ghiaccio, ghiacciai, terreno ghiacciato e interazioni climatiche che costituiscono la criosfera terrestre. NSIDC gestisce e distribuisce dati scientifici, anche attraverso tool per l’accesso ai dati, oltre a eseguire ricerche scientifiche educando il pubblico sulla criosfera.
Il 2020 e il confronto col passato
Addio ai ghiacci. Si, perché l’estensione del ghiaccio marino è rimasta al di sotto del decimo percentile per tutto il mese di aprile. Che è comunque uno dei mesi in cui la differenza col passato si nota meno.
Il 2020 ci aveva già fornito una fotografia dello stato attuale. Dal 1980 ai giorni nostri la parte di mondo coperta dai ghiacci è notevolmente cambiata.
L’estensione del ghiaccio marino a gennaio 2020 è stata ben al di sotto della media. La media mensile rappresentava l’ottavo valore più basso mai registrato. L’estensione del ghiaccio marino artico era di 13.65 milioni di chilometri quadrati, posizionandosi all’ottavo posto più basso tra i dati satellitari raccolti, al pari dei valori del 2014. Parliamo di 770mila chilometri quadrati al di sotto della media di gennaio 1981-2010. Anche a febbraio 2020 non si sono segnalati miglioramenti, classificandosi come la tredicesima media mensile più bassa da oltre 40 anni. L’estensione del ghiaccio marino artico era di 14.6 milioni di chilometri quadrati. Nel 1980 erano 16.8 milioni.
La differenza col passato si fa ancora più notevole se osserviamo l’estensione dei ghiacci dell’Oceano Artico nei mesi di agosto e settembre. Nella prima metà di agosto 2020, al tramonto dell’estate artica, l’estensione del ghiaccio marino ha continuato a diminuire. All’inizio di agosto, nei mari di Beaufort e Chukchi hanno iniziato a formarsi sacche prive di ghiaccio, che si sono espanse costantemente durante la prima metà del mese. L’estensione del ghiaccio marino era pari a 5.15 milioni di chilometri quadrati il 17 agosto, sostanzialmente pari al 2007 per la terza estensione più bassa dal 1979, anno in cui si è cominciato a raccogliere dati satellitari. Nello stesso mese del 1980 i ghiacci ricoprivano 7.9 milioni di chilometri quadrati, mentre nel 2000 si erano già ridotti a 7.2 milioni.
[AGOSTO-SETTEMBRE]
Dopo un periodo di rapida perdita di ghiaccio marino, che si è protratto nell’ultima settimana di agosto, il tasso è rallentato con l’inizio dell’autunno nell’Artico. La riduzione rimane però significativa considerando i dati di qualche anno fa. Nella prima settimana di settembre 2020, l’estensione del ghiaccio marino ha cominciato a decrescere bruscamente, superando il ritmo di declino di qualsiasi anno precedente nello stesso periodo e posizionando l’estensione minima del ghiaccio marino del 2020 saldamente al secondo posto più basso di sempre in 42 anni di registrazioni. Solo nel 2021 i dati erano peggiori. Il 15 settembre, il ghiaccio marino artico ha probabilmente raggiunto la sua estensione minima annuale di 3.74 milioni di chilometri quadrati.
Lo scudo del nostro pianeta
Lo scioglimento del ghiaccio marino non è semplicemente un fenomeno che avviene lontano da noi, in una remota e candida regione del pianeta. I motivi per cui l’artico è importante sono diversi. Tra gli altri, dire addio ai ghiacci significa perdere uno dei grandi scudi contro i cambiamenti climatici. La riduzione dell’artico viaggia parallelamente a una riduzione della quantità di radiazione solare riflessa nello spazio. Dal 60 al 10 per cento. Senza ghiacci il processo di riscaldamento del nostro pianeta continua ad accelerare.
Il motivo è da ricercare nel cosiddetto albedo, cioè la porzione della radiazione solare in entrata che viene riflessa direttamente nello spazio. L’albedo del mare aperto è pari solamente a circa 0.1, mentre quella del ghiaccio marino può variare da 0.5 fino a 0.9.
[IMMAGINE ALBEDO]
Avete mai sperimentato la cecità da neve? Anche questa è in parte dovuta all’albedo. La neve fresca, caduta da poco sul ghiaccio marino, ha infatti albedo di 0.9. Significa insomma che il 90% della radiazione solare viene riflessa, soprattutto nei mesi di marzo e aprile.
Quando il ghiaccio presenta creste o la neve si deteriora, l’albedo inizia a scendere a 0.8. A primavera la percentuale scende ulteriormente, semplicemente perché ogni volta che la temperatura supera gli 0°C una piccola quantità di neve superficiale si scioglie, assumendo un colore bianco più opaco e meno adatto a riflettere la radiazione solare. Una volta che la neve superficiale si scioglie e si creano pozze fangose che possono includere anche carbonio nero. Questa sorta di fuliggine diminuisce ancor di più l’efficacia del nostro scudo nel respingere la potenza del sole. Il limite finale si raggiunge allo scioglimento completo dello strato di neve, quando la superficie è composta da solo ghiaccio e pozze scure, che assorbono la radiazione solare causando lo scioglimento anche dei ghiacci sottostanti. L’albedo medio di questo tipo di ghiaccio è intorno a 0.5 o inferiore. Il calo finale, che significa 0.1, si ha quando il ghiaccio si scioglie del tutto.
Con un clima più caldo lo scudo del nostro pianeta si deteriora più velocemente durante l’estate. Ancora peggiore è la situazione che viene a crearsi col ritiro dei ghiacci marini, perché significa una superficie completamente priva di ghiaccio. Molto importante è quindi soprattutto tener monitorata l’area totale di ghiaccio ancora presente, che consente di calcolare la superficie di mare aperto in sostituzione di quella che era una distesa di ghiaccio.
La diminuzione dell’albedo è molto grave? Secondo uno studio condotto da Kristina Pistone, presso la Scripps Institution of Oceanography, la perdita di superficie ghiacciata estiva tra gli anni Settanta e il 2012 ha causato un calo dell’albedo medio globale, che ha avuto come conseguenza l’aggiunta di un quarto alla quantità di anidride carbonica immessa in atmosfera dall’uomo durante quello stesso periodo. Sostanzialmente la riduzione della radiazione riflessa sta generando un ulteriore innalzamento delle temperature globali.
Cosa significa l’addio ai ghiacci? Non è semplicemente un saluto al meraviglioso mondo dell’Oceano Artico. La loro scomparsa è un triste commiato allo scudo che in passato ci ha protetto dall’impatto di eventi climatici estremi e che dovremmo cercare di tutelare.