Anche le Paralimpiadi di Tokyo che si sono concluse ad inizio settembre hanno riservato un finale particolarmente dolce al team Italia, andando così a rimpinguare un medagliere già piuttosto ricco, poco al di sotto del miglior risultato mai registrato.
Così come la coppia Tamberi-Jacobs aveva siglato una storica doppietta d’oro nel giro di una mezz’ora qualche settimana prima, per l’impresa di inizio settembre, alle tre centometriste italiane sono bastati poco più di 14 secondi per assicurarsi un en plein iridato che le ha viste salire su tutti e tre i gradini del podio.
Ad ogni modo, come anticipato, la spedizione italiana è stata ben più che soddisfacente, collezionando il secondo miglior bottino di medaglie della propria storia, alle spalle della primissima edizione dei giochi paralimpici estivi tenutasi, neanche a farlo apposta, nel 1960 a Roma, quando il medagliere fece registrare una totale di ben 80 medaglie, 29 delle quali d’oro che valsero il primato della manifestazione.
Un po’ di storia
Ma prima ancora che i giochi paralimpici assumessero la forma che conosciamo, la loro origine risale al primissimo “dopo guerra” quando nel 1948 il neurochirurgo polacco naturalizzato inglese Ludwig Guttmann organizzò una competizione sportiva dedicata ai reduci della seconda guerra mondiale con danni alla colonna vertebrale o menomazioni di varie forme, che poi, quattro anni dopo, con la partecipazione di alcuni atleti olandesi, assunse il definitivo carattere internazionale.
Anche se la prima edizione delle olimpiadi per persone disabili venne disputata a Roma nel 1960 (su iniziativa del medico italiano Antonio Maglio che ne aveva proposto la candidatura due anni prima) con la partecipazione di 400 atleti, il percorso verso la forma attuale dei giochi dovette aspettare più di ventiquattro anni quando nel 1984 il Comitato Olimpico Internazionale diede il benestare per la nomenclatura “Giochi paralimpici”.
Ad oggi, rispetto al passato in cui le disabilità erano racchiuse in sei macro voci, le categorie paralimpiche vengono determinate dall’IPC (International Paralympic Committee), sono declinate per ogni disciplina e si differenziano in base alla patologia, al grado di disabilità e delle funzionalità atletiche degli atleti al fine di garantire il livello di competizione più equo possibile.
Attualmente sono riconosciuti dieci tipi di impedimento, racchiusi in tre grandi gruppi: disabilità motorie (a loro volta suddivise in otto elementi composti da diminuzione della forza, diminuzione del range di movimento, deficienza degli arti, differenza nella lunghezza degli arti, ipertonia, atassia, atetosi e bassa statura), disabilità visive e disabilità intellettive.
Per una più comprensibile classificazione è nato di conseguenza un sistema composto da tre caratteri che identificano rispettivamente il tipo di sport con la prima lettera, la disabilità con il primo numero e il tipo di impedimento con la seconda cifra.
Tokyo 2021
Per addentrarci nei numeri, come nostro solito, noi di Info Data abbiamo deciso di dare un’occhiata al medagliere per vedere quale nazione abbia ottenuto la prima posizione e, più in generale, come si siano comportate le nazioni partecipanti, con un occhio di riguardo per gli atleti italiani, ovviamente.
Nei grafici che seguono sono riportati i primi quindici paesi in classifica nel medagliere con dettaglio di quante medaglie sono state ottenuto per ciascun metallo, corredate dal totale complessivo che è poi raffigurato anche nella mappa a bolle con cui si può interagire per ottenere la stessa informazione anche per tutti le altre nazioni.
In particolare, cliccando sulla bandiera italiana è poi possibile andare a vedere ogni singola medaglia vinta dai nostri atleti, corredata dall’elenco dei pluri-medagliati.
Senza grosse sorprese, la Cina risulta prima sia per quanto riguarda la classifica (basata strettamente sul numero di ori) con ben novantasei medaglie d’oro, sia per quanto concerne il numero totale con oltre duecento (207), andando di fatto a (più che) doppiare le quarantuno medaglie d’oro delle Gran Bretagna che in totale ha piazzato i propri atleti sul podio un totale di 124 volte.
La terza posizione in fatto di ori è stata conquistata dagli Stati Uniti d’America (37), mentre quella per il computo complessivo di medaglie (118) è andata all’RPC, vale a dire il Comitato Paralimpico Russo che, per chi non lo sapesse, analogamente a quanto accaduto per le Olimpiadi (ROC) è stato costituito per sanzionare la Russia come nazione per vicende legate al doping senza direttamente colpire gli atleti russi.
L’Italia si è invece classificata al nono posto con quattordici ori a parimerito con l’Azerbaijan anche se a fronte di ben cinquanta medaglie complessive in più (69 contro 19), chiudendo davanti a Giappone e Germania, entrambe appaiate a quota tredici ori.
Andando nel dettaglio (cliccando sulla bandiera italiana), lo sport che ci ha consegnato più successi è stato di gran lunga il nuoto da cui sono arrivate trentanove medaglie di cui undici d’oro, sedici d’argento e dodici di bronzo, seguito poi dall’atletica con 9 piazzamenti e dal ciclismo su strada a quota sette.
Nel complesso, sono state undici le discipline da cui è arrivata almeno una medaglia e, in quattro di queste ce n’è stata almeno una d’oro; rispetto alle prime tre più gettonate si aggiunge anche la scherma in sedia a rotelle della stella Bebe Vio che, oltre al trionfo nel fioretto individuale, ha conquistato anche un argento nella gara a squadre.
E a proposito di pluri-medagliati, la fiorettista co-porta bandiera della nostra nazionale non è stata l’unico caso della rappresentativa italiana dato che ci sono altri sedici atleti a vincere almeno due medaglie.
Stefano Raimondi, nel nuoto, è arrivato addirittura a sette conquistando un oro, quattro argenti e due bronzi, seguito dalla coppia formata da Giulia Terzi e Carlotta Gilli che, in egual misura, pur “fermandosi solo” a cinque medaglie, ne hanno portato a casa ben due del metallo più preziose a cui hanno aggiunto altrettante di argento e una di bronzo.
Nel fare i complimenti a tutti i nostri atleti non ci resta che prepararci per la prossima edizione che si disputerà tra tre anni nella capitale francese.