Eurostat ha aggiornato i dati dell’Atlante Statistico del 2021 relativamente ai lavoratori da casa con il dettaglio regonale. Come comunicato a maggio nel 2020, il 12,3% degli occupati di età compresa tra 15 e 64 anni nell’Ue ha lavorato da casa: la quota era invece rimasta costante intorno al 5% negli ultimi dieci anni. Qui sotto la mappa di Eurostat
Tra le regioni dell’Unione europea, Helsinki-Uusimaa, la regione della capitale della Finlandia, ha registrato la quota più alta nel 2020 (37%), seguita a distanza da due regioni belghe: Province du Brabant wallon (27%) e la regione della capitale, Région de Bruxelles-Capitale/Bruxelles Hoofdstedelijk Gewest (26%).
Circa un impiegato su quattro ha lavorato da casa in queste regioni: Eastern e Midland in Irlanda (25%), Vienna in Austria e Hovedstaden in Danimarca (entrambi 24%) nonché Île-de-France in Francia, Utrecht nei Paesi Bassi, Lussemburgo (regione unica) e Área Metropolitana de Lisboa in Portogallo (tutti 23%).
Quello che emerge è una disparità tra le regioni del Nord e quelle meridionali e dell’Europa dell’Est Il lavoro da casa era diciamo meno comune in molte regioni orientali e meridionali dell’Ue. Nel 2020, meno del 5% della forza lavoro lavorava solitamente da casa in entrambe le regioni della Croazia, della Lettonia e della Bulgaria, nella stragrande maggioranza delle regioni di Ungheria e Romania e la Grecia. Mentre per percentuali più alte di persone che hanno lavorato da casa si distinguono la regione della capitale del Belgio, Province du Brabant wallon sempre in Belgio, la regione della capitale della Finlandia e quella d’Irlanda.
E in Italia? Il lazio mostra i valori più alti poi come si vede bene nella mappa tutte le regioni del Nord-ovest.
Una osservazione. C’è da sottolineare che il dataset forse non è in grado di intercettare tutti i macro-cambiamenti che sono avvenuti nelle realtà pubbliche e private. Forse ci vorrà più tempo.
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