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Privacy, sicurezza e pensiero laterale. Esistono alternative alle grandi piattaforme digitali?

Chi se lo ricorda il recente blackout durato sette ore e costato a Mark Zuckerberg la bellezza di sei miliardi. Sicuramente gli oltre due miliardi di utenti che quotidianamente usano Facebbook, Whatsapp e Instagram. Internet non è caduta quel giorno ma ha reso evidente a tutti che occorrono anche delle alternative o, come sa bene un investitore finanziario, occorre diversificare il proprio portafoglio per non rischiare brutte sorprese.

Nell’epoca dell’economia delle piattaforme digitali questa operazione è particolarmente complessa non solo sui social network ma anche nei servizi o nell’elettronica di consumo.

Le forze di gravità del digitale sono potenti e violentissime. La teoria della relatività del tech spinge i consumatori a ruotare intorno agli stessi prodotti, parlare nei soliti social e interagire con i mondi interoperabili, cioè con quei servizi che si parlano. Ma esiste una alternativa al pensiero unico digitale?

Articolo integrale su #24+ edizione premium del Sole 24 Ore.