Per la prima volta negli ultimi dieci anni la popolazione europea non è cresciuta, e anzi nel 2020 si è ridotta, dice l’ultimo rapporto sull’argomento dell’istituto italiano di statistica. Nel 2020 nell’unione vivevano 447,3 milioni di persone, ovvero circa 900mila in meno rispetto al 2019.
Lo Stato più popoloso è da tempo la Germania (83,2 milioni di persone ovvero il 19% degli abitanti Ue), seguito da Francia (67,4 milioni, 15%), Italia (59,3 milioni 13%), Spagna (47,4 milioni, 11%) e Polonia (37,8 milioni, 9%). Questi cinque stati da soli rappresentano due terzi della popolazione dell’unione.
Dal 2001 al 2020 la popolazione dei 27 stati membri è aumentata da 429 a 447 milioni, con 17 paesi che hanno visto una crescita e altri dieci un calo. Gli aumenti maggiori sono stati registrati in piccole nazioni come Lussemburgo, Malta e Cipro, ma anche in Irlanda, dove gli abitanti sono ora almeno il 20% in più. Un calo di un ammontare simile è avvenuto invece in Lituania e Lettonia.
A interrompere questa tendenza è stato però proprio il 2020. Fra il 1 gennaio 2020 e il 1 gennaio 2021 infatti la popolazione dell’UE è diminuita di 312mila persone, con il maggior calo osservato proprio in Italia (-384mila abitanti, ovvero lo 0,6% della popolazione) e poi in Polonia (118mila abitanti, -0,3%). In totale nove nazioni hanno visto un calo, gli altri diciotto un aumento fra cui la Francia con la crescita maggiore (+119mila abitanti, +0,2%).
Nell’Unione vivono 229 milioni di donne contro 219 milioni di uomini, per un rapporto di 104,7 donne ogni cento uomini. In Lettonia e Lituania la differenza in favore delle donne è maggiore, e si arriva a un rapporto di 114-116 ogni cento, mentre l’Italia è appena sopra la media europea. In Islanda e a Malta, fra le altre, è invece maggiore il numero di uomini.
La popolazione Ue sta invecchiando, e poco più di un abitante su cinque ha almeno 65 anni contro il 16% del 2001. Fra le nazioni più anziane c’è l’Italia, dove gli over 65 sono il 23% della popolazione: un valore leggermente superiore a Grecia, Finlandia, Portogallo, Germania e Bulgaria dove invece siamo intorno al 22%. Irlanda e Lussemburgo ne hanno invece un numero minore, e infatti l’Irlanda è anche il paese con la maggior fetta di under 20 (27%) insieme a Francia (24%), e Svezia (23%). La quota di under 20 sul totale è anch’essa in calo, così come il peso degli ancora più giovani sotto i 14 anni che erano il 17% del totale nel 2001 per diventare poi il 15% nel 2020.
“Un altro modo per analizzare l’invecchiamento della società nell’Ue”, ricorda il rapporto, “è osservare l’età mediana della popolazione”. Questa misura consente nel mettere in fila tutte le persone, ordinandole dal più giovane al più anziano, e scegliere quella che si trova esattamente in mezzo al gruppo.
“L’età mediana è aumentata nel periodo dal 2001 al 2020: era 38 anni nel 2001, 41 anni nel 2010 e 44 anni nel 2020. Questo significa un aumento di 6 anni dell’età mediana nell’UE durante questo periodo. Tra gli Stati membri dell’UE, l’età mediana più alta nel 2020 è stata osservata in Italia (47 anni), Germania e Portogallo (entrambi 46 anni), Bulgaria e Grecia (entrambe 45), e la più bassa a Cipro e Irlanda (entrambi 38) e Lussemburgo e Malta (entrambi 40). Durante il periodo 2001-2020, l’età mediana è aumentata di 7 anni o più in Romania, Lituania, Portogallo, Italia, Slovacchia, Spagna e Grecia”.
Questo generale invecchiamento della popolazione è la combinazione di diversi fattori, fra cui uno dei più importanti consiste nel calo delle nascite. “Nel corso degli anni il numero dei nati vivi nell’UE è diminuito ad un ritmo relativamente costante. Dal 2001, quando sono stati registrati 4,4 milioni di nati vivi nell’UE, si è osservato un modesto rimbalzo con un massimo di 4,7 milioni di bambini nati nell’UE nel 2008, a sua volta seguito da ulteriori riduzioni annuali fino al 2020 (4,0 milioni di nati vivi). Portogallo e Italia hanno registrato tra il 2001 e il 2020 diminuzioni del 25 % nel numero di nati vivi, al contrario aumenti di oltre il 20 % sono stati osservati in Svezia, Repubblica Ceca e Cipro. I trend si possono misurare anche attraverso il tasso di natalità grezzo, che mostra il numero di nati vivi per 1.000 abitanti: nell’UE, questo tasso era 10,2 nel 2001, è salito a 10,6 nel 2008 e da allora è diminuito, fino a 9,1 nel 2020. Tra gli stati membri, questo modello mostra delle differenze, con diminuzioni in sedici stati membri e aumenti in undici Stati membri nel periodo. Nel 2020, i tassi di natalità grezzi più alti si trovano in Irlanda (11,2 nati vivi per 1.000 persone), Cipro (11,1), Francia e Svezia (entrambi 10,9) ed i più bassi in Italia (6,8), Spagna (7,1) e Grecia (7,9)”.
Il numero di decessi nel 2020, d’altra parte, rispecchia l’enorme impatto dell’epidemia di COVID-19, che ha portato alla più grave crisi di mortalità dai tempi della seconda guerra mondiale. Confrontando l’1 gennaio 2020 con l’1 gennaio 2021 troviamo un grande aumento nei morti in tutti gli stati membri, con i maggiori proprio in Italia (+112mila, +18%), Spagna (+76mila, +18%) e Polonia (+67mila, +17%).