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cronaca

Cosa è successo sulle strade italiane durante la pandemia?

Tra gli effetti diretti della pandemia Covid-19, specialmente a fronte delle misure restrittive imposte per contenerne la diffusione duramente le fasi di picco, la mobilità e l’incidentalità stradale hanno visto un cambiamento radicale che esula completamente dal recente passato e che, probabilmente, potrebbe avere un impatto anche nel prossimo futuro.

Chiaramente, a seguito dei blocchi derivanti dai periodi di lockdown, con la mobilità ridotta, sono diminuiti sensibilmente anche il numero di incidenti stradali come riportato dall’analisi condotta dall’Istat per quanto riguarda il 2020.

Giusto per mettere in prospettiva la tendenza nell’arco degli ultimi due decenni, si è passati dagli oltre 260 mila incidenti del 2001, diventati 205 mila nel 2011 con un trend in incoraggiante diminuzione fino ai 172 mila del 2019, prima di toccare i 118298 del 2020 che, contemplando i periodi di lockdown, costituiscono una diminuzione su base annua superiore al 31%.

Secondo il rapporto pubblicato dall’Istituto Nazionale di Statistica, il calo dei sinistri ha interessato tutti gli ambiti stradali a partire dalla rete autostradale in cui si è registrata una flessione del 39,9%, seguita dalla strade urbane (-31,7%) e da quelle extraurbane (-27,5%), confermando comunque come cause primarie di incidenti la triade composta da distrazione, mancato rispetto della precedenza e l’eccesso di velocità che, insieme, costituiscono quasi praticamente i due quinti del totale.

Come anticipato, il quadro che emerge per il 2020 è oggettivamente “falsato” rispetto al passato rendendo impossibile fare paragoni con il periodo pre-pandemico, pertanto noi di Infodata abbiamo deciso di concentrarci su un taglio geografico che permetta di poter effettuare comunque dei confronti pur rimanendo nell’ambito di quanto è accaduto lo scorso anno.

Per farlo ci siamo serviti dei dati con cui gli incidenti stradali sono stati segmentati per tipologia e localizzazione provinciale; in particolare il dato dei sinistri è stato catalogato in base agli individui coinvolti (veicolo singolo, scontro tra veicoli oppure impatto veicolo e pedone) e alla mortalità dell’evento, a cui ovviamente sono stati aggiunti anche i dati complessivi ottenuti dalla somma delle singole voci.

Nei grafici che seguono è possibile visualizzare i numeri relativi agli incidenti stradali sia su base regionale (istogramma) che su base provinciale (mappa), potendo utilizzare le regioni come filtro; le opzioni selezionabili dal menu a tendina di sinistra consentono di scegliere quale valore raffigurare scegliendo tra 12 possibilità diverse (relativamente a tipologia e mortalità), mentre il menu sulla destra permettere di cambiare la visualizzazione da totali complessivi al dato normalizzato per mille abitanti (opzione di default).

Focalizzando l’attenzione sui dati normalizzati ogni mille abitanti, guardando il numero complessivo degli incidenti, emerge che la media nazionale su base provinciale è pari a poco meno di due sinistri (1,996) con una distribuzione piuttosto curiosa dal punto di vista geografico.

Relativamente alle regioni, figurano sette casi sopra la media nazionale con la Liguria che fa registrare un valore poco inferiore al doppio fissato a 3,796 avendo oltretutto Genova come provincia dal valore più alto su tutto il territorio italiano (4,275), seguita da Toscana (2,821), Emilia Romagna (2,630), Marche (2,461), Lazio (2,325), Veneto (2,028) e Lombardia (2,003).

Oltre a Genova, tra le provincie con il tasso più alto di incidenti ogni mille abitanti, si possono trovare altre due realtà liguri come Savona (3,672) ed Imperia (3,404), ma anche diverse province toscane come Livorno (3,547) e Firenze (3,223), oppure alcune zone della Romagna, vedasi i casi di Ravenna (3,228) e Rimini (3,419).

Sul fronte diametralmente opposto invece, le regioni con il rapporto incidenti/persone più contenuto sono prevalentemente del centro sud con la Calabria che dal “basso” del suo 1,107 guida la contro-classifica distanziata di un punto decimale da Basilicata (1,236), Campania (1,248) e Molise (1,275).

Neanche a farlo apposta, se si passa invece alla tipologia di incidenti totali di tipo mortale, proprio il Molise risulta essere la regione con il tasso maggiore con 0,08 incidenti fatali ogni mille abitanti, valore che, pur nell’ambito dei punti centesimali, è quasi il doppio rispetto alle regioni che compaiono dopo nell’elenco, ossia Umbria (0,049) ed Emilia Romagna (0,048).

Per questa specifica metrica, a differenza della precedente in cui c’era una distribuzione più omogenea, non esiste uno specifico dato che risalta in particolar modo per una parte dell’Italia se non che la Valle D’Aosta è l’unica regione in cui non si è verificato alcun incidente che ha causato una vittima.

Scorrendo tra le altre opzioni riguardanti la tipologia di incidente, emerge che gli incidenti mortali che coinvolgono un solo veicolo (anche in questo caso con differenze nell’ambito dei centesimi) sono più frequenti in Sardegna – dove il valore di riferimento è 0,020 , quasi doppio rispetto alla media nazionale su base provinciale a quota 0,012 – con particolare incidenza nella provincia di Nuoro in cui si registra un tasso pari allo 0,049 che figura come il più alto d’Italia distaccando Piacenza (0,042) e Roma (0,039).

La visualizzazione, come detto, permette di prendere visione anche dei valori assoluti, non normalizzati a parità di abitanti, in cui chiaramente compaiono nelle parti alte delle graduatorie le regioni e le province più altamente popolate come Lombardia e Lazio che con oltre trentatremila incidenti detengono quasi il 28% di tutto il dato nazionale, “grazie” soprattutto ai capoluoghi con Roma e Milano aventi rispettivamente 10536 e 8043 sinistri complessivi.

Sebbene a livello di valori assoluti tutte le tipologie di incidente selezionabili abbiano una distribuzione molto paragonabile a quella del valore totale, ce n’è una che presenta un po’ più di varietà, vale a dire quella dei sinistri mortali che hanno coinvolto un singolo veicolo.

Pur presentando il valore maggiore sempre su Roma (39), Milano per esempio non figura tra le province maggiormente coinvolte da questo punto di vista con appena 11 casi complessivi, lasciando spazio ad altre zone tra cui Napoli (seconda con 24), Brescia (terza con 21) e la coppia composta da Torino e Treviso appaiate a quota 20.