Joshua Stevens per l’Osservatorio della Terra della NASA ha mappato la concentrazione di microplastiche nell’oceano nel tempo. Lo ha fatto utilizzando stime basate su dati satellitari. I ricercatori dell’Università del Michigan (UM) hanno recentemente sviluppato un nuovo metodo per mappare la concentrazione di microplastiche oceaniche in tutto il mondo. I ricercatori hanno utilizzato i dati di otto microsatelliti che fanno parte della missione Cyclone Global Navigation Satellite System (CYGNSS).
I segnali radio dei satelliti GPS si riflettono sulla superficie dell’oceano e i satelliti CYGNSS rilevano i dati. Gli scienziati analizzano quindi i segnali per misurare come è cambiato la superficie oceanica. Queste misurazioni forniscono agli scienziati un mezzo per ricavare la velocità del vento oceanico, utile per studiare fenomeni come gli uragani. Si è scoperto così che i segnali rivelano anche la presenza di plastica.
Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica fluiscono dai fiumi e dalle spiagge nell’oceano. Queste plastiche vengono trasportate dalle correnti oceaniche e scomposte dalle onde e dalla luce solare in piccole microplastiche. Gran parte di questi detriti si accumula nei centri calmi dei vortici oceanici in grandi distese di spazzatura galleggianti . Il Great Pacific Garbage Patch, tra la California e le Hawaii, è il più noto perché è attraversato da un gran traffico navale.
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