La privacy è un segno dei tempi. Anche in azienda. Sopratutto in azienda. Lo scrive il Data Privacy Benchmark Study 2022, il report annuale di Cisco giunto alla sua quinta edizione e dedicato alle pratiche sulla privacy adottate dalle aziende di tutto il mondo. Si tratta di una survey che ha coinvolgimento di circa 4.900 professionisti provenienti da 27 Paesi. Quindi sono risposte anonime a un questionario, utili per carpire il “sentiment” – per usare una parola di uso comune – da parte dei professionisti che lavorano nel campo della sicurezza e della privacy. Lo studio, effettuato con la procedura “doppio-cieco”, fornisce una visione approfondita del livello di adozione di procedure per la privacy dei dati
Cosa dice il report sull’Italia? Specificatamente per l’Italia, il 93% degli intervistati non si sente sicuro ad acquistare beni e servizi da un’azienda che non sa proteggere i suoi dati in modo adeguato, mentre l’85% sottolinea, all’interno del processo di acquisto, l’importanza delle certificazioni sulla privacy fornite da enti esterni. Sempre in Italia inoltre, il 97% dei professionisti ha dichiarato che la privacy è ormai parte integrante della loro cultura, con un buon 94% che confessa addirittura di riferire con regolarità una o più metriche sulla privacy ai loro consigli di amministrazione.
Il Roi (Return of investment) della privacy. Le aziende continuano a investire in questo settore stimando un ritorno mediamente del doppio rispetto all’investimento iniziale (1,8 in più). Il Roi, sostengono, è infatti in crescita per il terzo anno consecutivo, con maggiori benefici per le aziende di piccole e medie dimensioni. Il report di quest’anno ha confermato che allineare la privacy con la security crea maggiori vantaggi finanziari rispetto ad altri modelli. Resta per ultimo il problema della protezione dei dati e del loro utilizzo. Sul primo punto Governi e aziende stanno cominciando ad impostare i requisiti di localizzazione dei dati stessi, una delle priorità aziendali secondo l’opinione del 92% degli intervistati, anche se per l’88% si tratta di costi molto elevati. Sul secondo punto il 96% degli intervistati italiani concorda invece sul fatto che l’utilizzo dei dati debba essere fatto in modo responsabile ed etico.