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economia

Perché il flusso di gas dalla Russia sta aumentando?

Veľké Kapušany è una cittadina slovacca sconosciuta ai più. Nemmeno 10mila abitanti, sul confine est del Paese, è il classico tranquillo villaggio di frontiera, con un ristorante, un bar e una pasticceria. E un gasdotto.

Qui, tra le pianure della regione di Košice, c’è uno dei punti di ingresso in Europa del gas russo. Il quale transita per l’Ucraina e fa affluire la materia prima per alimentare di energia centrali elettriche, case, industrie nell’Ue.

In questi giorni di guerra, mentre nelle città ucraine si combatte duramente ed una lunga colonna dell’esercito di Putin è in marcia verso Kiev, il gas di Mosca non ha mai smesso di arrivare in Europa.

Anzi, proprio dalla Slovacchia, a guardare i dati di Refinitiv, i livelli sono cresciuti: il 19 febbraio, qualche giorno prima dell’invasione avvenuta nella notte del 24, erano stati registrati valori in transito di 239 GWh/d. Il 3 marzo sono stati 880, oltre due volte e mezza.

Ma non si tratta solo di una sostituzione, che comunque sarebbe difficilmente spiegabile: in tutti i principali canali attraverso i quali il gas russo arriva in Europa (Nord Stream e gasdotti settentrionali, oltre a quello, appunto ucraino) si è passati nello stesso arco di tempo da 1.855 GWh/d a 2.712, con un incremento del 46%.

Negli ultimi anni la geopolitica russa ed europea ha progressivamente spostato le rotte del gas dal territorio ucraino a quello baltico. Con l’entrata in funzione di Nord Stream il punto di ingresso di Veľké Kapušany è diventato meno strategico. Nel 2011 era arrivato a rifornire l’Europa con oltre 2.500 GWh/d di gas. Negli anni seguenti ha ridotto progressivamente il suo apporto ai Paesi europei fino a, mediamente, circa 1.000 nel 2020 e 800 nel 2021. In linea, dunque, con i flussi attuali.

Eppure, dopo lo shortage nelle forniture registrato in autunno e che ha condotto ad una riduzione delle scorte europee come mai avvenuto prima, negli ultimi giorni vi è stato un aumento delle importazioni proprio dalla rotta ucraina.

Il fenomeno è spiegabile tramite il paradosso dei prezzi: più crescono per paura dei tagli alla fornitura, più quest’ultima viene spinta in alto da prezzi alti. Maggiore è il differenziale tra i valori dei contratti spot e di quelli indice, più i compratori cercheranno di acquistarne di più.

Lo spiega Wayne Bryan, Director European Gas Research di Refinitiv. “I flussi russi verso l’Europa sono notevolmente aumentati dall’inizio del conflitto in Ucrainadice l’analista. “Salvo nuove sanzioni o danni alle infrastrutture che potrebbero interrompere le esportazioni russe, prevediamo che l’attuale portata continuerà. I titolari di contratti a lungo termine stanno richiedendo più gas nei contratti denominati con l’indice TTF FM per marzo, il quale è significativamente inferiore rispetto al mercato spot, gonfiato”.

Mentre a Kiev si combatte, dunque, da Veľké Kapušany sta passando sempre più gas diretto nell’Unione Europea. E, salvo imprevisti, questo flusso non dovrebbe interrompersi fino a che i prezzi resteranno su questi livelli: ecco la forza di un paradosso.