Giro di vite dei principali Big dell’hitech nei confronti della Russia di Putin, sempre più isolata anche dal mondo tecnologico. Secondo un elenco della Yale School of Management, 300 aziende hanno già annunciato il loro ritiro dal mercato russo, tra cui Coca Cola, McDonalds e Nike. Qui sul Sole 24 Ore.com teniamo traccia delle numerose iniziative prese da grandi piattaforme digitali, cloud provider e giganti dell’elettronica di consumo per mettere all’angolo l’invasore dell’Ucraina. In risposta alle sanzioni e limitazioni imposte dalle compagnie occidentali alla Russia, Mosca è tornata a inseguire il suo antico sogno di autarchia digitale.
L’autarchia digitale russa. Da tempo sta sviluppando una propria sovranità digitale, da una parte, come contro misura al bando di export tecnologico dall’Occidente; dall’altra sta pensando di usare la tecnologia – in particolare le criptovalute – anche per aggirare le sanzioni finanziarie. Allo studio l’utilizzo di software pirata, senza licenza, legale. Due deputati della Duma, Maria Butina e Denis Maidanov, spingono per usare i telefoni fatti in casa AYYA T1, sviluppati dalla compagnia locale Smartecosystem.
Ma quale è l’impatto finora delle sanzioni? L’indicatore principale è quello legati all’aumento del tasso di cambio del rublo. Ma gli effetti dell’invasione russa vengono avvertiti dai consumatori anche sotto numerosi altri aspetti. Ad esempio, il 68% delle persone in Russia intervistate per lo Statista Global Consumer Survey afferma di utilizzare regolarmente YouTube. Tuttavia, il sito di video di Alphabet è attualmente bloccato dal Cremlino. Lo stesso vale per Facebook, utilizzato dal 37% dei russi, e Twitter, che è molto meno popolare con una copertura del 14%. Qui sotto un grafico di Statista che riporta l’uso delle tecnologie da parte della popolazione russa. Il sondaggio è stato condotto alla fine del 2021 su un campione di 2000 persone.