A causa dei problemi della rete idrica nel 2020 11 Comuni capoluogo hanno dovuto adottare misure di razionamento dell’acqua, secondo l’ultimo rapporto Istat. Si tratta di un fenomeno localizzato in maniera quasi esclusiva al Sud, per quanto la serie storica di questo fenomeno mostra interruzioni avvenute a Como o Belluno (una volta dal 2008), Massa (due volte) e altre città del centro Italia. Queste ultime rappresentano comunque sostanzialmente eccezioni.
Secondo l’istituto di statistica le cause vanno cercate nella forte obsolescenza dell’infrastruttura idrica, nei problemi di qualità dell’acqua per il consumo umano e dei sempre più frequenti episodi di riduzione della portata delle fonti di approvvigionamento, che rendono scarsa o addirittura insufficiente la disponibilità della risorsa idrica in alcune aree del territorio. Rispetto al 2019, si legge, il numero di Comuni interessati da misure di razionamento è aumentato di due unità, ma è rimasto sostanzialmente invariato il numero di giorni oggetto di misure emergenziali volte ad assicurare la distribuzione dell’acqua ai cittadini. Misure di razionamento sono state adottate in quasi tutti i capoluoghi della Sicilia (tranne a Messina e Siracusa), in due della Calabria (Reggio di Calabria e Cosenza), in un capoluogo abruzzese (Pescara) e in uno campano (Avellino).
Istat ricorda anche che in quattro capoluoghi le restrizioni nella distribuzione dell’acqua potabile sono state estese a tutto il territorio comunale. A Enna, dove l’erogazione dell’acqua è stata sia sospesa che ridotta per 32 giorni. A Pescara, dove il servizio è stato ridotto solo in alcune ore della giornata, specialmente nelle ore notturne o nelle prime ore mattutine per 74 giorni). A Cosenza e Reggio di Calabria, dove le misure sono state adottate per fascia oraria e a giorni alterni rispettivamente per 366 e 77 giorni.
L’adozione di misure di razionamento solo per una parte del territorio comunale ha coinvolto invece sette capoluoghi di provincia (a parte Avellino, tutti situati in Sicilia), ovvero due casi in più rispetto all’anno precedente. Le misure restrittive hanno interessato circa 227mila residenti, soprattutto siciliani (13,9% della popolazione residente nei capoluoghi della regione). A Catania la distribuzione dell’acqua è stata ridotta per fascia oraria per sei giorni nel mese di luglio.
Ad Avellino e Palermo l’erogazione dell’acqua è stata sospesa nell’arco dell’anno, rispettivamente per 11 e 183 giorni, per fascia oraria, soprattutto nelle ore notturne, per consentire il riempimento delle vasche di alimentazione della rete di distribuzione, coinvolgendo rispettivamente il 18,8% e l’11,1% dei residenti. A Caltanissetta il 20,8% dei residenti è stato sottoposto a una riduzione o sospensione nell’erogazione dell’acqua per complessivi 211 giorni. A Ragusa si è fatto ricorso a turni di erogazione o sospensione dell’acqua per 75 giorni in alcune zone della città, interessando il 13,9% dei residenti. Le situazioni più critiche ad Agrigento e Trapani, dove l’erogazione dell’acqua è stata sospesa o ridotta in tutti i giorni dell’anno, con turni diversi di erogazione estesi a tutta la popolazione residente.