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cronaca

Quanti anticorpi monoclonali e quanti antivirali stiamo utilizzando?

La domanda di fondo che ci anima è se nel medio-lungo periodo potremmo pensare di tenere sotto controllo la pandemia con l’utilizzo di anticorpi monoclonali e con i nuovi antivirali, o se invece sarà conveniente pensare a un’ulteriore estensione della campagna vaccinale per tutta la popolazione.
La premessa d’obbligo è che non stiamo parlando di principio di causalità, né abbiamo mezzi per confrontare se il contenimento delle ospedalizzazioni sia dovuto più agli alti tassi di vaccinazione (anche se la matematica conferma che il loro ruolo è notevole) oppure di più all’utilizzo massivo degli anticorpi monoclonali o antivirali in persone a rischio nelle prime fasi della malattia. O magari a un virus meno “pericoloso”. Quindi facciamo leva sull’intelligenza dei nostri lettori per evitare infruttuose banalizzazioni.

Quello che possiamo dire oggi è che da gennaio 2022 rispetto ai mesi precedenti abbiamo assistito a un aumento considerevole nel numero di persone che hanno potuto accedere a queste terapie, in particolare l’uso di antivirali che sono in commercio solo da gennaio 2022. Nel complesso al 20 aprile 2022 57 mila persone non ospedalizzate hanno avuto accesso ad anticorpi monoclonali (25 mila solo da gennaio a oggi) e oltre 37 mila ad antivirali (da gennaio 2022 a oggi).

Siamo andati a cercare i dati AIFA su quante prescrizioni di anticorpi monoclonali (li riconoscete perché sono le molecole il cui nome finisce in -mab) e quante di antivirali (li riconoscete perché sono le molecole il cui nome finisce in -vid/-vid) sono state emesse durante le ondate di Omicron, a partire da inizio gennaio 2022.
Il lavoro di sintesi non è stato velocissimo, dal momento che non abbiamo trovato un database pronto all’uso con i dati ordinatamente riportati. Abbiamo consultato uno per uno i bollettini settimanali che AIFA pubblica sul proprio sito web (in .pdf) e studiandoli abbiamo riportato i dati di nostro interesse (pazienti presi in carico e somministrazioni settimanali) per costruire i grafici che trovate in apertura.

Gli anticorpi monoclonali
Partiamo dai monoclonali, che vanno somministrati i primissimi giorni di malattia per evitare l’aggravarsi della stessa. AIFA pubblica dall’aprile 2021 un bollettino settimanale con le prescrizioni per ogni farmaco per regione (in realtà da marzo 2022 sono pubblicati nel sito solo bollettini ogni due settimane, anche se i dati che contengono riguardano la seconda delle due settimane, quindi è come se mancasse una settimana). Nel complesso, ad aprile 2021 si contavano 1.423 pazienti trattati con anticorpi monoclonali, mentre ad aprile 2022 sono 57.486 dall’inizio del monitoraggio. Non abbiamo trovato un unico database con tutti i dati che cercavamo, quindi si è reso necessario aprire ogni rapporto settimanale (in .pdf), cercare il dato e copiarlo in una tabella che costituisce il grafico che trovate sopra. Attenzione: ogni rapporto settimanale contiene il numero di prescrizioni giornaliere (espresse come RF=richieste farmaco).

Da aprile 2021 a oggi sono stati approvati anche contro COVID-19 diversi anticorpi monoclonali. Questi farmaci sono i cosiddetti farmaci biologici, usati da molto tempo in immunologia, anche in alcune terapie anticancro, di cui sono note le caratteristiche. La Commissione europea, su parere dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), ha autorizzato i seguenti medicinali contenenti anticorpi monoclonali, da soli o in associazione, contro la proteina spike del virus SARS-CoV-2 (le informazioni dettagliate su ognuno di loro sono contenute nelle determine AIFA:
• bamlanivimab e associazione bamlanivimab-etesevimab (di Eli-Lilly). L’autorizzazione all’uso in via temporanea dell’anticorpo monoclonale bamlanivimab in monoterapia è stata revocata con Determina n. 557 del 9 marzo 2021. Resta ammesso l’uso di bamlanivimab in associazione estemporanea con etesemivab.
• Associazione casirivimab-imdevimab denominata Ronapreve (dell’azienda farmaceutica Regeneron/Roche).
• Regdanvimab denominato Regkirona (dell’azienda farmaceutica Celltrion Healthcare Hungary Kft)
• Sotrovimab denominato Xevudy (dell’azienda GSK).
• Tixagevimab-cilgavimab denominatp Evusheld (di AstraZeneca, dal 14 aprile 2022).

Negli ultimissimi monitoraggi il dettaglio non è più consultabile per i primi due, in considerazione dell’uso ormai esaurito e/o marginale di questi anticorpi monoclonali.
Il problema degli anticorpi monoclonali è che vanno somministrati al paziente entro sette giorni dall’insorgenza dei sintomi (non si possono autosomministrare), hanno costi molti alti e solo i pazienti molto fragili sono candidabili per la terapia: over 65, obesi, persone in dialisi o con diabete mal controllato, soggetti con immunodeficienza, con gravi problemi cardiovascolari, e i trapiantanti.

Gli antivirali
A gennaio 2022 sono arrivati anche gli antivirali orali, che come gli anticorpi monoclonali, agiscono nella primissima fase della malattia. Anche in questo caso abbiamo costruito un database “a mano”, consultando ogni bollettino (sempre in .pdf) e riportando i dati che vi si trovano. Nel complesso emerge che per i pazienti non ospedalizzati che ne hanno beneficiato da gennaio ad aprile sono oltre 37 mila, un balzo enorme rispetto ai 6 mila di inizio febbraio. In particolare con l’arrivo di Paxlovid la percentuale di pazienti che ne ha beneficiato ha iniziato a crescere. Gli antivirali oggi in commercio in Italia sono tre: Molnupiravir (di Merck), Remdesivir (di Gilead) e Paxlovid (di Pfizer, da inizio febbraio). Sono farmaci indirizzati a pazienti non ospedalizzati per COVID-19 con malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di COVID-19 grave. In realtà Remdesivir viene utilizzato dal 2021 anche per pazienti ospedalizzati. Il problema degli antivirali è che dati i pesanti effetti collaterali e controindicazioni nella combinazione con altri famaci, solo alcune categorie di pazienti possono beneficiarne. Inoltre, anche in questo caso il farmaco va somministrato nei primi cinque giorni.