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Twitter, l’eterna fuga dai social padronali e le solite alternative etiche (che non hanno successo)

Succede ogni volta. Una dichiarazione sbagliata, un cambio ai vertici del management, una nuova funzionalità che non convince e arrivano le minacce di fuga a vantaggio della piattaforma rivale. E’ accaduto e sta accadendo anche per Twitter acquisita per cira 41 miliardi di euro dal fondatore di Tesla Elon Musk. Accade ogni volta, ma spesso ci si dimentica che il valore d’uso di una tecnologia o di un servizio prevale su questioni anche rilevanti e giuste legate al nostro modo di concepire idealmente la rete.
È dall’inizio dell’economia della piattaforme digitali che si discute di un ritorno alle origini, di una rete senza padroni, e pure rispettosa della privacy. Il Web 3.0 e la retorica di una rete di servizi basata sulla blockchain libera dallo strapotere di poche grandi società sembra avere dato più consistenza a una protesta che è antica e risale alla fine della bolla delle Dot.com. Le forze di gravità del digitale da allora si sono dimostrate potenti e violentissime. La teoria della relatività del tech spinge i consumatori a ruotare intorno agli stessi prodotti, parlare nei soliti social e interagire con i mondi interoperabili, cioè con quei servizi che si parlano. Detto in altri termini siamo portati a usare le stesse app, comparare sempre lo stesso smarphone (ma leggermente migliore ogni anno) e affidare i nostri pensieri in forma scritta o visuale sulle stesse piattaforme sociali. Ed è anche in parte colpa nostra.
Articolo integrale su #24+ 

 

Per approfondire. 

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