Fotografato il buco nero al centro della nostra galassia, la Via Lattea, e il più vicino, grazie alla collaborazione internazionale Event Horizon Telescope (Eht) e con il contributo italiano di Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Università Federico II di Napoli e Università di Cagliari. L’immagine ricorda quella che sempre EHT aveva realizzato tre anni fa. Questo oggetto – noto come Sagittario A* (Sgr A*, pronunciato “sadge-ay-star”) – era stato già individuato, l’immagine che vedete ne fornisce la prima prova visiva diretta.
Pubblicato in 10 articoli su The Astrophysical Journal Letters, il risultato è annunciato in tutto il mondo a partire dalla Germania, con lo European Southern Observatory (Eso); in Italia da Inaf, Infn e le due università. Detto meglio, l’immagine è la prova che al centro della Via Lattea c’è un buco nero.
Come si fotografa un buco nero?
Gli scienziati hanno spiegato che il buco nero si trova a circa 27.000 anni luce dalla Terra, all’incirca nel cielo scrivono ha le stesse dimensioni di una ciambella sulla Luna. Chiaramente un buco nero non può essere fotografato direttamente perché possiede una forza gravitazionale così potente da assorbire anche la luce. L’oggetto al centro della sfera è quello che gli scienziati definiscono una singolarità. Questi corpi celesti sono così interessanti per la scienza perché la loro massa crea una deformazione nello spaziotempo – la struttura complessa che compone l’intero universo – che alterano sia la materia che il tempo per come li conosciamo.
La parte scura è l’ombra del buco nero, mentre quello che lo circonda è l’insieme di gas e polveri in orbita che emettono radiazione elettromagnetica. E’ questo intorno luminoso che ci permette di catturarne l’immagine. Come nel caso di M87, non si tratta di una vera fotografia. L’immagine del buco nero di Sgr A* è una media delle diverse immagini estratte dal team. Una sorta di collage ottenuto collegando insieme otto radiotelescopi esistenti in tutto il pianeta per formare un unico telescopio virtuale “delle dimensioni della Terra”.
Nonostante Sagiuttarius A* sia molto più vicino rispetto al primo buco nero immortalato in una foto, ottenerne l’immagine è stato molto più difficile: poiché è più piccolo, il gas gli ruota intorno molto velocemente, impiegando pochi minuti completare un’orbita intorno al buco nero (contro i giorni impiegati dal gas attorno al buco nero di M87). Di conseguenza per ottenere l’immagine è stato necessario fare una media delle numerose immagini ottenute nella campagna di ricerca.
Qui trovata la mappa del network che ha partecipato. I pezzi mancanti sono stato simulati e calcolati. I ricercatori hanno infatti dovuto sviluppare nuovi strumenti sofisticati che spiegassero il movimento del gas attorno.
Oltre a sviluppare strumenti complessi per superare le sfide dell’imaging di Sgr A*, il team ha lavorato rigorosamente per cinque anni, utilizzando supercomputer per combinare e analizzare i propri dati, il tutto compilando una libreria senza precedenti di buchi neri simulati da confrontare con le osservazioni.
L’Italia nello Spazio. C’è un cuore tecnologico tutto italiano nel sistema di controllo delle antenne europee di Alma, Atacama Large Millimeter/submillimeter Array, il più potente radiotelescopio del mondo situato in Cile al centro del complesso di otto osservatori radio di tutto il mondo che hanno formato un unico telescopio virtuale chiamato EHT e che ha fotografato il primo buco nero sulla Via Lattea. Delle 66 antenne complessive di Alma, infatti, 25 sono state realizzate in Europa, e a sviluppare il cuore del loro sistema di controllo e precisione è stata Microgate, innovativa azienda bolzanina, che ha dato così il suo contributo tecnologico al raggiungimento di un traguardo storico per la scienza.
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