Gli allevamenti italiani sono alle prese con un’epidemia di peste suina, così grave che a Roma è stata istituita una zona rossa. Ma quanto è grande l’industria italiana del maiale in termini di capi? L’occasione per parlarne la fornisce Eurostat, che ha aggiornato al dicembre 2021 i dati relativi ai capi presenti negli allevamenti dei paesi membri.
Numeri che Infodata ha raccolto nell’infografica che apre questo pezzo. Ogni riquadro rappresenta il numero di capi presenti alla fine dello scorso anno negli allevamenti di ciascun paese: più è grande, più sono gli animali. Le figure sotto il titolo (in alto a sinistra per chi leggesse da desk) consentono di visualizzare anche i dati sui bovini: nel dataset c’erano anche questi e, parlando di maiali, si è rimasti coerenti con il detto per cui non si butta via niente.
Facezie a parte, con 8,4 milioni di capi l’Italia rappresenta il settimo mercato europeo per gli allevamenti di maiali. Quello più consistente è rappresentato dalla Spagna, dove gli esemplari accolti negli allevamenti superano i 34 milioni, seguita dalla Germania (24 milioni) e dalla Danimarca (13 milioni).
Per permettere un confronto tra i diversi mercati, si è scelto di normalizzare il numero di suini (ma anche di bovini sempre con il medesimo meccanismo) per 10mila abitanti. Il risultato è rappresentato in questa infografica:
Come si vede, il paese con la maggiore incidenza di maiali è la Danimarca, dove ci sono 22,52 capi ogni 10mila residenti. Non è un caso se proprio Copenaghen tre anni fa iniziò a costruire una recinzione lungo il confine con la Germania, l’unico terrestre del paese scandinavo, per fermare i cinghiali, portatori della peste suina.
Quella che si sta diffondendo nella capitale italiana è la variante africana del virus, che ha una letalità di almeno il 90%. Il che significa che se in un allevamento si ammalano 10 capi, 9 non sopravviveranno. Il che, al netto della pietà per gli animali, rischia di rappresentare un danno notevole per l’industria dell’allevamento dei suini. Un mercato che, secondo Istat, in Italia vale circa 3 miliardi l’anno. Ma questo è l’unico effetto del virus sull’uomo. È bene infatti ricordare che questa malattia non può essere trasmessa agli esseri umani.