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cronaca

Dov’era il vaiolo delle scimmie nel 2018?

Ci siamo resi conto dell’esistenza del Vaiolo delle scimmie (Monkeypox) solo ora che ha varcato i confini dell’Occidente. Eppure, in Africa è apparso oltre 50 anni fa e di fatto non se ne è mai andato, nonostante i morti negli ultimi anni non siano stati molti.
Stando all’ultimo bollettino epidemiologico dell’OMS (aggiornato al 21 maggio 2022), dal 15 dicembre 2021 al 1 maggio 2022 si sono registrati 25 casi e meno di 5 decessi in Camerun, 1244 casi e 60 decessi nella Repubblica Democratica del Congo, 46 casi con nessun decesso in Nigeria e 8 casi e due morti nella Repubblica Centrafricana. I paesi endemici del vaiolo delle scimmie sono: Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana (identificato solo negli animali), Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone, e Sud Sudan. Per fare un paragone, a maggio 2022 sono stati segnalati all’OMS 92 casi confermati di laboratorio e 28 casi sospetti di vaiolo delle scimmie in 12 Stati membri in tutto il mondo che non sono endemici per il virus del vaiolo delle scimmie, Italia inclusa. Finora non si sono contati decessi associati.

Quattro anni fa, nel 2018, su Infodata avevamo monitorato la situazione, censendo tutti i focolai epidemici in ogni paese, registrati dall’OMS. Avevamo contato 45 decessi per il vaiolo delle scimmie in sei mesi. Dobbiamo pensare però che in questi paesi l’endemia della malattia si accompagna a quella del Colera e del Morbillo, che rimangono i principali killer, a quella della malaria, della dengue, della febbre di lassa, alla febbre gialla, all’epatite E, all’ebola, ai ceppi di meningococco, alla misteriosi e alla rabbia.

Come stavano le cose nel 2018?

Secondo quanto risultava all’Organizzazione Mondiale della Sanità, solo nei primi 6 mesi del 2018 in Africa subsahariana erano morte 2516 persone a causa di malattie infettive che facilmente si potrebbero evitare: 1355 erano stati i morti per colera, 312 quelli per morbillo, 238 i decessi per un’epidemia di peste in Madagascar, 209 quelli per listeriosi, 150 quelli per febbre di lassa, 47 per febbre gialla, 39 per epatite E, 29 i morti per ebola, 20 per rift valley fever, 18 per diarrea acuta, 16 invece i decessi per rabbia, 9 quelli per dengue, 4 quelli per meningococco e 2, infine, le morti per malaria.
La metà delle epidemie del 2018 aveva contato più di 100 casi. In 5 casi sono state colpite più di 10 mila persone.

I dati presenti nella mappa in apertura provenivano dai bollettini settimanali pubblicati dall’ufficio africano dell’OMS. Noi di Infodata avevamo provveduto a contare per ogni paese il numero di casi e di morti per ogni malattia citata nei rapporti OMS, per le epidemie in atto dal 1 gennaio al 29 giugno 2018. Si precisa inoltre che la Regione Africana dell’OMS non coincide con il continente africano: i paesi al di sopra del Sahara, tranne l’Algeria, appartengono alla regione medio orientale dell’OMS e pertanto non sono incluse nei bollettini esaminati.

Colera e morbillo i principali problemi

Non a caso la maggioranza dei focolai viene classificata dall’OMS come ungraded, che secondo le definizioni internazionali si ha quando un’emergenza sanitaria, dopo essere stata monitorata dall’OMS, non richiede l’intervento di forze supplementari. Nel complesso su 108 focolai registrati negli ultimi mesi, 52 sono stati definiti ungraded, due di grado 1 (erano cinque nel 2018), dove cioè l’emergenza richiede un supporto da parte dell’ufficio regionale dell’OMS ai sistemi sanitari coinvolti senza bisogno di coinvolgere altre forze; 43 focolai hanno richiesto il grado 2 (era uno soltanto nel 2018) mentre tre outbreaks sono state classificate come grado 3 (erano due nel 2018). Chiaramente questi numeri comprendono anche COVID-19.

La maggior parte dei focolai del 2018 si concentrava e si concentra in pochi paesi, dove sono in atto vere e proprie emergenze umanitarie, cioè dove alle epidemie di affiancano conflitti armati, fame, violenza: Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan, Camerun, Repubblica Centrafricana, Uganda, Niger e Mali.
Nel complesso possiamo dire che i principali colpevoli fra le malattie infettive in Africa, COVID-19 a parte, nel 2018 e oggi, sono il Colera e il Morbillo. Fra il 2021 e il 2022 il Colera ha ucciso 20 persone in Benin, 140 persone in Camerun, 79 nella Repubblica Democratica del Congo, 7 in Etiopia, 15 in Malawi, 1 in Sud Sudan, e 1 in Tanzania.Il morbillo ne ha uccise 684 nella Repubblica Democratica del Congo, 33 in Etiopia, 33 in Guinea, 1 in Mali, 6 in Niger, 2 in Sud Sudan, 29 in Zimbabwe e 15 in Liberia. Il dettaglio dei casi e dei decessi per ogni infezione sono nel rapporto OMS consultabile qui.