Proseguono le proteste che negli ultimi giorni stanno attraversando gli Stati Uniti, a seguito dell’ultima sentenza della Corte Suprema che ha annullato il diritto all’aborto. A New York, Chicago, San Francisco, Seattle e Denver, i dimostranti pro-aborto si sono uniti ai Gay Pride già in programma.
Cosa è successo. La Corte suprema statunitense ha abolito la storica sentenza Roe v. Wade con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa. Ora quindi i singoli Stati saranno liberi di applicare le loro leggi in materia. Già Texas e Missouri rendono l’aborto illegale.
La situazione in Italia. In Italia sono passati 44 anni dall’entrata in vigore della legge 194 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza. Al di là delle questioni ideologiche per giudicare un provvedimento servono dati e informazione. Dopo quarant’anni abbiamo ogni anno la relazione annuale del ministero della salute che però non è sufficiente per capire bene l’impatto del provvedimento sul territorio. Servono più dati. Ne abbiamo discusso con Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina, e di Sonia Montegiove, informatica e giornalista, autrici del libro in uscita per Fandango Libri il 1 giugno dal titolo Mai Dati, Dati aperti (sulla 194) – Perché ci servono e perché ci servono per scegliere. In base alla loro indagine sono 31 (24 ospedali e 7 consultori) le strutture sanitarie in Italia con il 100% di obiettori di coscienza per medici ginecologi, anestesisti, infermieri o OSS. Quasi 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%. Qui sotto trovate l’intervista alle autrici su ThinkTallyTalk
Qui sotto trovate invece i dati aggiornati al 2020 dal Ministero della Salute.
Sono numeri in continuo calo negli ultimi 30 anni: nel 2020 hanno abortito 5,4 donne ogni 1000 fra i 15 e i 49 anni. Erano 15 donne su 1000 nel 1985, 9,5 nel 2001. Si tratta di 165 IVG ogni 1000 nati vivi, meno della metà di 30 anni fa e molti meno dei 235 per 1000 di vent’anni fa.
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