Giovanni di Pasquale, professore associato aggiunto di Storia della scienza presso la Texas A&M University ed è vice direttore del Museo Galileo di Firenze è con noi per parlare della storia dei robot. Più precisamente ci siamo chiesti se e in quali forme l’idea di intelligenza artificiale abbia attraversato la storia dell’uomo dall’antichità attraverso il medioevo fino ai giorni d’oggi. Il sogno di conferire il movimento ai prodotti della tecnica, in epoca arcaica affidato al mito, comincia a divenire una lucida visione nel III secolo a.C., quando aria, acqua e semplici meccanismi animano una serie di oggetti perlopiù prodotti nei meravigliosi spazi per la ricerca tra la Biblioteca e il Museo di Alessandria d’Egitto Giovanni Di Pasquale che è intervenuto il 20 giugno al Festival della letteratura di Taobouk ci ha parlato dei sogni in epoca arcaica e delle lucide visioni del III secolo a.C., quando aria e acqua conferiscono il movimento agli oggetti della Biblioteca di Alessandria d’Egitto. Il grande salto avviene tra il Medioevo e il XVIII secolo il perfezionamento nell’arte dell’orologeria meccanica quando si cominciano a fabbricare automi che scrivono, suonano, disegnano. L’accelerazione è avvenuta solo nel Novecento: le reti neurali negli anni Cinquanta e la crescita esponenziale della capacità di calcolo dei computer degli anni Novanta hanno polverizzato un dibattito che si è agitato per anni più nelle coscienze che nelle cose. L’arrivo dell’intelligenza artificiale ha allargata la prospettiva di forme di vita sintetiche. Abbiamo discusso di Dio e artificio umano, di etica degli automi e di algoritmi senzienti (o presunti tali). Tutto con una prospettiva storica che oggi manca al dibattito su questi temi. Diciamo che in definitiva ci siamo chiesti: la meccanica può davvero imitare il vivente? Siete su Think Tally Talk