Estate sempre più calda e poca pioggia. Sembra questo il mantra del meteo peninsulare. È così che il cambiamento climatico presenta il suo conto. Fa seguito l’emergenza siccità, che oramai da giorni stringe nella morsa della sete il nord Italia.
Le regioni interessate sono sempre più in allarme. Si cerca di fomentare una mobilitazione di risorse centralizzata. Per il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, nella regione del capoluogo meneghino si può andare avanti al massimo fino al 10 Luglio, sostenendo inoltre che: “bisogna usare l’acqua con più logica e non sprecarla”. Un richiamo, quello dell’uso logico e razionato delle risorse, più volte ripreso in questi giorni. Non sfugge a questo proposito un sindaco del bolognese Carlo Gubellini che con un’ordinanza ha permesso per parrucchieri e barbieri un solo lavaggio per cliente.
Ma la situazione è davvero così critica? Ci sono delle alternative ai bacini ormai rinsecchiti dall’assenza di piogge? E, in definitiva, esiste una soluzione alla siccità?
Uno sguardo ai numeri della penisola
Nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi d’acqua al giorno per km di rete, il 36,2% dell’acqua immessa per i capoluoghi di provincia. Quella persa nel 2018 era intorno al 37,3%, quindi si nota una leggera contrazione. Ma quello degli sprechi resta un tema cruciale per capire la crisi che viviamo oggi. Anche perché le perdite totali di rete hanno importanti ripercussioni ambientali, sociali ed economiche, soprattutto per gli episodi di scarsità idrica sempre più frequenti. Secondo i dati ISTAT in più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali superiori al 45%. Le condizioni di massima criticità, con valori superiori al 65%, sono state registrate a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%).
Lo sperpero dell’acqua ha una valenza di rischio nel momento in cui il cambiamento climatico ci abitua ad estati più calde e precipitazioni sempre più contenute. Nell’ultimo decennio osservato, il 2020 e il 2011 si presentano come i due anni meno piovosi nei comuni capoluogo di provincia e delle città metropolitana. Inoltre, alla tendenza a un aumento generalizzato della temperatura media nei sistemi urbani, si sovrappone la precipitazione annua, con una diminuzione di -132 mm sul corrispondente valore del periodo 2006-2015. Le differenze negative sul decennio base interessano 22 città e appaiono molto più alte del valore medio per Napoli (-423,5 mm), Catanzaro (-416) e Catania (-359,7).
Di seguito due mappe per garantire una lettura dell’andamento (nell’ultimo decennio) di piogge e temperature medie nei capoluoghi di provincia e città metropolitane.
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Esiste una soluzione alla siccità?
Appare lecito domandarsi se questa tempesta di numeri negativi possa trovare riposo. Ebbene, c’è di fatto una parentesi poco attenzionata su questa tematica: le risorse sotterranee. Già cinque anni fa l’Associazione Italiana degli Idrogeologi aveva sottolineato che la più consistente risorsa idrica del territorio italiano era costituita dalle acque sotterranee. Queste garantiscono l’84% del fabbisogno idropotabile (48% da pozzi e 36% da sorgenti), oltre a coprire una parte significativa delle esigenze agricole e industriali. Ciò che fa ben sperare è che, pur risentendo della diminuzione delle piogge, la risorsa idrica sotterranea nazionale si rinnova annualmente per circa 50 miliardi di metri cubi, valore paragonabile all’acqua invasata in media nel Lago di Garda e a quella che mediamente il fiume Po scarica in Adriatico in un anno.
Sull’argomento si è anche espresso il Comitato Italiano dell’Associazione Internazionale degli Idrogeologi, IAH Italy , che ha evidenziato come “sia logico confermare che l’ottimizzazione dei fabbisogni e consumi idrici nazionali debba prioritariamente passare anche da un’attenta valutazione e un consapevole utilizzo delle acque sotterranee, oltre che da una corretta politica di risparmio idrico. Gli idrogeologi possiedono e già mettono continuamente a disposizione gli strumenti tecnici e conoscitivi, anche innovativi, per individuare modalità di gestione efficaci e garantire l’uso sostenibile di questa risorsa, in grado, per sua natura, di mitigare i problemi contingenti creati dalla siccità e di far fronte – entro certi limiti – agli effetti dei cambiamenti climatici”
Queste condizioni favorirebbero, quindi, l’impostazione di un approccio culturale e operativo moderno, come identificato dal “Green Deal” e dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) richiamati dall’Unione Europea. Resta dunque l’auspicio che i soggetti tecnici e politici, coinvolti nelle decisioni dell’emergenza siccità, diano adito ai suggerimenti promossi dai geologi e idrologi, mettendo contestualmente in atto azioni che implichino un cambio di rotta.