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cronaca

Giorni estivi e notti tropicali: gli ossimori del cambiamento climatico

Che si vada al mare o in montagna, poco importa. Ciò che invece appare necessario è allontanarsi dal caldo torrido delle isole di calore, ossia quei centri metropolitani dove la temperatura è generalmente più alta rispetto alle aree esterne. Il differenziale termico di queste zone è addirittura da 1 a 3°C ed è effetto della concentrazione di strutture con superfici radiative, come il cemento, l’asfalto, il metallo, eccetera.

 Ma lo spopolamento dei grandi centri abitati è anche spiegabile con l’aumento di alcuni importanti indicatori del cambiamento climatico. Guardando, ad esempio, ai giorni estivi, ossia quando le temperature massime superano i 25°C, ovvero alle notti tropicali, quando invece le temperature minime non sono inferiori ai 20°C, si nota che le grandi città italiane debbano gestire il fardello del caldo asfissiante.

Ma quali città hanno registrato i peggiori record in termini di aumento di giorni estivi e notti tropicali? Guardiamo ai dati Istat dei capoluoghi, aiutandoci con alcuni grafici.

Da Napoli a Milano, le peggiori per notti tropicali

Sono 53 le notti tropicali in più nel capoluogo partenopeo. Ecco cosa ci indica l’Isituto guardando al valore del 2020 e confrontandolo con la media del periodo dal 1971 al 2000. Un indicatore che fa capire il marcato scostamento segnato dal cambiamento climatico. Un fenomeno molto sentito nel meridione (Catanzaro segna un +33 notti tropicali, Palermo un +27), ma non in maniera esclusiva. Difatti, guardando alla seconda peggiore in classifica, troviamo il capoluogo meneghino, che registra un +34.

 

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La calda Aosta? Gli ossimori del cambiamento climatico

Il cambiamento climatico ci ha abituato a strambi ossimori. Ad esempio, l’avreste mai detto che la città con il maggiore aumento di giorni estivi si trovi all’estremo Nord Est, esattamente ai piedi delle Alpi? Proprio così, è Aosta a registrare i numeri peggiori, con un +41 giorni sopra i 25°C. La segue Perugia, con un +35. Roma, la capitale, al terzo posto, con un +27. E Milano? Si distanzia di poco, con un +18.

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Guardando a questi indicatori, appare chiaramente come il cambiamento climatico stia inficiando gli equilibri delle realtà cittadine, specie nelle aree metropolitane più grandi (e più popolose). L’auspicio è che quanto prima si alimenti quella cultura votata alla forestazione delle aree urbane, che come dimostrato andrebbe a ridurre il fenomeno delle isole di calore, contraendo contestualmente i brutti numeri delle giornate estive e delle notti tropicali. Questo, quantomeno, renderebbe più sopportabile aspettare quel fatidico momento di agosto, prima della meritata vacanza.