I leader della sanità italiani sembrano pronti a investire più dei colleghi di altri paesi del mondo nel settore dell’Intelligenza Artificiale: oltre sei intervistati italiani su dieci hanno fiducia nell’analisi predittiva, per migliorare le prestazioni sanitarie, il valore delle cure e ridurne i costi. Il risultato è che l’IA è e sarà il primo obiettivo d’investimento per direttori di ospedali, di centri medici privati, poliambulatori e centri di medicina d’urgenza. Il 67% di loro ha indicato l’IA come il focus principali degli investimenti attuali del proprio centro medico, ospedale o ambulatorio rispetto al 60% medio a livello globale e al 56% europeo; mentre addirittura l’85% ha dichiarato che investirà prevalentemente in questa direzione nei prossimi 3 anni, contro una media europea del 72%.
Sono i dati del nuovo Future Health Index, coordinato da Philips, che analizza come dati e advanced analytics stiano fornendo agli operatori della sanità nuovi strumenti per migliorare la loro capacità di fornire assistenza a tutti i livelli, sia all’interno che all’esterno di un contesto ospedaliero tradizionale. Lo studio ha convolto 3000 leader della sanità in 15 Paesi del mondo, tra cui Italia, Francia, Germania, Stati Uniti, Cina, Russia, Paesi Bassi e Australia.
Il momento per gli investimenti nella digitalizzazione della sanità in Italia è propizio. Il nuovo PNRR prevede per la spinta finale verso la digitalizzazione del comparto sanitario un investimento complessivo di 2,3 miliardi di euro, in tre direzioni: per l’estensione della ricetta dematerializzata, per avere Fascicoli Sanitari Elettronici (FSE) regionali finalmente attivi e interoperabili, dato il ritardo rispetto a quanto fissato oltre dieci anni fa, e per attivare la prima piattaforma italiana per la telemedicina. Quest’ultima verrà finanziata per un miliardo di euro e consentirà di implementare applicazioni con cui effettuare visite e monitoraggio a distanza, teleconsulti e tele-monitoraggio in tutte le regioni, con prestazioni, tariffe e rimborsi finalmente regolamentati. Il Progetto è stato coordinato da AGENAS (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), che con il DL Sostegni-ter è diventata l’istituzione nazionale per la sanità digitale, ma le piattaforme dovranno poi essere gestite dalle singole regioni.
Se i leader della sanità puntano sull’IA, lo fanno a scapito di FSE e telemedicina. Le previsioni degli investimenti in questi due settori mostrano, infatti, trend al ribasso: il 79% degli intervistati nel 2021 dichiarava di voler investire per migliorare la gestione dei dati dei pazienti nell’ottica del FSE, mentre nel 2022 questa fetta si è ridotta al 55% e si prevede si assottiglierà al 41% nei prossimi tre anni. Per quanto riguarda gli investimenti in telemedicina il trend passa dal 73% del 2021 al 45% del 2022 al 40% dei prossimi tre anni. Solo il 28% indica come prioritario semplificare, aggregare e connettere i dati dei pazienti.
Non da ultimo vi è il tema enorme della sicurezza nella gestione dei dati. Prima è toccato alla Regione Lazio, vittima nell’agosto 2021 di un attacco ransomware che ha provocato un blackout del sito Web dedicato al COVID-19, rendendo impossibile l’accesso ai dati e al sistema di prenotazione delle vaccinazioni. Qualche mese dopo è stata la volta delle strutture sanitarie di Padova e Napoli, che hanno subito attacchi simili all’inizio del 2022. Digitalizzare la sanità come previsto dal PNRR richiederà forti investimenti e competenze nell’ambito della sicurezza informatica, per evitare che i dati sensibili dei pazienti siano vulnerabili a furti, ma questo è un tema prioritario per i leader italiani molto più che in altri paesi: quattro intervistati su dieci hanno indicato infatti fra le principali priorità per la propria struttura investire per garantire la sicurezza e la privacy dei dati. Non si tratta ancora di percentuali elevatissime, ma sono letteralmente il doppio rispetto alla media europea e mondiale.