Venticinque milioni di cittadini sovietici russofoni si trovavano fuori dai confini della nuova Repubblica Federale Russa quando cadde l’Unione Sovietica. Questo cambiò per sempre le dinamiche politiche e sociali per tutte le popolazioni che una volta avevano Mosca come il centro del loro mondo e che ora si trovavano in nuovi paesi indipendenti. La porzione più grande di russofoni era proprio in Ucraina. Non è soltanto l’idea dell’Impero l’argomento di Putin per consolidare la sua narrazione (come abbiamo raccontato nella nostra prima puntata di questo excursus storico). Ma anche una questione etnica.
Il Mondo Russo
A partire dai primi anni Novanta la necessità di proteggere il blizhnee zorubezhe (il “vicino estero”) della Federazione diventa uno dei punti su cui il governo russo insiste. Il motivo è principalmente geopolitico. Significava mantenere una sfera di interesse sui territori delle ex Repubbliche sovietiche. Ma c’è un altro tasto su cui i russi hanno sempre spinto. La madrepatria russa doveva essere responsabile di difendere tutti i compatrioti all’estero. Negli anni si sono quindi susseguite politiche di supporto linguistico e culturale e rivendicazioni del governo russo contro i soprusi, veri o presunti, verso compatrioti rimasti a vivere nei territori ex sovietici. Come accaduto recentemente nel Donbass. Durante l’era Putin questa visione di un mondo russo come una diversa civiltà, lontana dall’Occidente liberale ma decadente e aggressivo, si è amplificata. Nel 2007 è inoltre nata la Russkiy Mir Foundation, letteralmente la Fondazione Mondo Russo, creata per decreto da Vladimir Putin come organizzazione sponsorizzata dal governo, volta a promuovere la lingua russa e la cultura russa in tutto il mondo, cooperando con la Chiesa ortodossa russa nella promozione di valori che sfidano la tradizione culturale occidentale.
Il Popolo Russo
Non è chiaro quanti russofoni residenti nei paesi adiacenti alla Federazione Russa sposino la visione di Putin. Guardando ai risultati ottenuti in Ucraina non quanti immagina il Cremlino. L’aspettativa era che i soldati russi sarebbero stati accolti da buona parte della popolazione, soprattutto tra i russofoni, come liberatori, favorendo il piano di Blitzkrieg. Così non è avvenuto.
Quello che è certo è che i russi sono il più grande gruppo etnico europeo e uno dei più grandi del mondo. La popolazione totale raggiunge circa 137 milioni di persone, che vivono in ogni parte del globo. 116 milioni sono localizzati in Russia, e costituiscono l’80% della popolazione del paese. Altri 18 milioni nelle ex Repubbliche sovietiche.
I russi etnici iniziarono ad emigrare già ai tempi dell’Impero russo. Anche durante il periodo dell’Unione Sovietica continuarono a muoversi in quello che Ryszard Kapuściński ha continuato a chiamare “Imperium” nel suo celebre libro. A volte era lo stesso governo sovietico a incoraggiare i cittadini a stanziarsi nelle terre di frontiera.
La più grande comunità di russi etnici del mondo si trovava in Ucraina prima dello scoppio della guerra. Secondo i dati di worldmeters parliamo di circa 8 milioni, su un totale di 43 milioni. Costituiscono dunque il 19% della popolazione.
Tra gli stati ex sovietici anche il Kazakistan ha una grande rappresentanza di russi etnici (4 milioni), che compongono il 20% della sua popolazione. Seguono Bielorussia (1,2 milioni, circa il 12%),Lettonia (700.000), Uzbekistan (650.000), e Kirghizistan (500.000).
In termini percentuali Estonia e Lettonia registrano i valori più alti. In Estonia quasi il 25% dei cittadini e di etnia russa, in Lettonia si arriva al 29%. Sebbene l’ipotesi sia remota, data l’adesione al Patto Atlantico, semmai i paesi baltici diventassero un serio obbiettivo del Cremlino questa sarebbe probabilmente una delle giustificazioni all’invasione data dal governo russo. La Moldavia, dove si trova anche la regione della Transnistria, segue al 14%.
Il ruolo di Israele
Guardando fuori dalle zone storicamente di influenza sovietica, una delle nazioni col maggior numero di cittadini russi etnici è lo stato di Israele. Sono 1,1 milioni e rappresentano il 12% del paese. La comunità russofona in Israele è una delle più grandi al di fuori della Russia. Il motivo è la cosiddetta “legge del ritorno”, grazie alla quale milioni di cittadini sovietici, soprattutto russi, ucraini e bielorussi, hanno potuto fare aliyah, trasferendosi in Israele.
Uno dei motivi per cui la mediazione israeliana è possibile. La comunità russofona è la terza più importante nel paese, con un ruolo decisivo in termini politici. La vicinanza Mosca-Tel Aviv è inoltre nota e la posizione timida riguardo all’invasione russa deriva anche da rapporti militari eccellenti e fondamentali nella regione. La non adesione all’unanimità dei pacchetti di sanzioni indirizzati verso il Cremlino, con una posizione più soft, può spiegarsi anche così.
Per approfondire.
Dagli Zar ai Soviet, la storia della Russia in una mappa. Parte 1