Una riduzione del 22% dei ricoveri negli ospedali italiani. Quest0, nel 2020, l’impatto della pandemia da nuovo coronavirus sui pazienti che non hanno contratto la Covid-19. Una contrazione che ha riguardato maggiormente i day hospital (-29,4%) rispetto ai ricoveri ordinari (-20,1%). I numeri arrivano da Agenas e Istat, che hanno elaborato dati forniti dal ministero della Salute per capire gli effetti delle prime due ondate sul sistema ospedaliero italiano.
Il 16 marzo di due anni fa, il ministro Roberto Speranza firmava una circolare con cui invitava gli ospedali a rinviare tutti gli interventi non urgenti, così da concentrare l’attenzione sulla gestione della pandemia. A due anni di distanza, i numeri dicono quale sia stato l’impatto di questa decisione su coloro che avevano una patologia diversa dalla Covid-19.
In totale, tra regime ordinario e day hospital, sono 1,9 milioni le persone che hanno dovuto rinunciare ad un ricovero. Il grafico mostra, patologia per patologia, la variazione percentuale dei ricoveri registrati nel 2020 rispetto al triennio 2017-2019. In blu i ricoveri degli uomini, in rosso quelli delle donne. Di default viene visualizzata la situazione relativa ai ricoveri ordinari, il filtro nella parte bassa (in alto a sinistra per chi leggesse da desk) consente di visualizzare la situazione relativa ai day hospital.
Salta subito all’occhio, osservando il grafico, come i ricoveri legati a malattie dell’apparato respiratorio siano stati in controtendenza. Una contrazione di quelli ordinari di appena il 2,5% per le donne, addirittura un aumento del 9,3% per gli uomini. E del resto, l’apparato respiratorio è quello maggiormente interessato dagli effetti delle infezioni da Sars-CoV-2.
Per il resto, tra le diagnosi a più elevata ospedalizzazione in regime ordinario sono diminuiti del 29,5% i ricoveri per le malattie del sistema osteomuscolare e tessuto connettivo, del 27,2% quelli per le malattie dell’apparato digerente e del 25,2% per le malattie dell’apparato genito-urinario. I ricoveri per traumatismi (-17,3%), tumori (-14,5%), gravidanza e parto (-11,7%) hanno subito riduzioni più limitate.
Queste contrazioni, ovviamente, hanno seguito anche le ondate pandemiche. Ad aprile 2020, segnalano Agenas e Istat, i ricoveri ordinari sono diminuiti del 45%, a maggio del 39%. La seconda ondata, invece, ha avuto un impatto più limitato sui ricoveri, che sono calati del 25% a novembre e del 26% a dicembre, sempre del 2020. A livello geografico, sono le regioni del Sud, peraltro le meno colpite dalla prima ondata, quelle che hanno visto una contrazione maggiore dei ricoveri ordinari, pari al 24,5%. Impatto meno significativo, invece, nel Nord-Est (-16,3%) e al centro (-17%).
Le regioni del Mezzogiorno hanno avuto una contrazione superiore addirittura a quella delle regioni del Nord-Ovest (-21,9%), tra le quali rientra anche quella Lombardia che, con la provincia di Bergamo, è stata l’epicentro della pandemia, almeno nella prima ondata.