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politica

Come si comporteranno gli elettori del Movimento 5 Stelle alle politiche del 25 settembre

Quattro anni fa ottennero il centro della scena, oltre che la maggioranza relativa in entrambi i rami del parlamento, superando il 32% sia alla Camera che al Senato. Il prossimo 25 settembre, nonostante quattro anni trascorsi al governo, l’introduzione del reddito di cittadinanza e una riforma costituzionale che ha tagliato il numero dei parlamentari, la musica rischia di essere molto diversa.

Appena due elettori su cinque tra quelli che nel 2018 avevano deciso di dare fiducia al Movimento 5 Stelle, infatti, sono intenzionati a confermarla alla forza oggi guidata dal due volte presidente del Consiglio Giuseppe Conte. I numeri arrivano da un sondaggio condotto il 25 e 26 luglio da Izi spa per il quotidiano La Repubblica, intervistando oltre 2.500 persone che quattro anni fa votarono il M5S.

 

Ebbene, tra questi appena il 41,8% ha affermato di avere intenzione di confermare la fiducia ai grillini. Un dato sostanzialmente in linea con i sondaggi di queste settimane, che accreditano il Movimento intorno al 10%. Più che il dato relativo a quanti continueranno a votare grillino, è interessante capire come si comporteranno quelli che, dopo quattro anni di governi sostenuti dai 5 Stelle, hanno cambiato idea.

Una parte, pari al 10,5%, sceglierà l’astensione. Oppure si recherà alle urne, ma senza vergare alcun segno sulla scheda. I tre partiti che invece assorbiranno la quota maggiore di elettori in libera uscita dal grillismo saranno il Partito democratico (11,7%) e Fratelli d’Italia (11,4%), a conferma del fatto che il M5S non è né di destra, né di sinistra. C’è poi Insieme per il futuro, il movimento formato dal ministro degli Esteri uscente Luigi Di Maio, accreditato di un 10,7%. C’è da dire che questo sondaggio risale a prima che venisse annunciata la nascita di Impegno civico, il partito con l’ape nel logo fondato dall’ex capo politico a 5 Stelle con il centrista Bruno Tabacci. Annuncio che potrebbe aver modificato l’opinione di qualche elettore intenzionato a seguire Di Maio.

Non c’è invece la Lega, che pure con i grillini ha condiviso l’esperienza di governo nella fase iniziale e in quella finale della legislatura. Resta infine un 14,4% che voterà altri partiti o che ancora non ha deciso come comportarsi. E che ha davanti una cinquantina di giorni per decidere se confermare la fiducia ai 5 Stelle o cambiare idea rispetto alla primavera del 2018.