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Il 7% degli italiani nel 2021 ha assunto antidepressivi. La metà ha più di 67 anni

AIFA ha pubblicato il rapporto OSMED sul consumo di farmaci in Italia nel 2021, e vi troviamo informazioni su consumi di antidepressivi e di nuove diagnosi di problemi depressivi, ottenuti grazie a delle reti che hanno permesso la raccolta e l’analisi dei flussi di dati informatizzati. Un esempio di a che cosa serve una sanità digitale, se è ben fatta.

Grazie all’analisi dei flussi di dati provenienti dalle tessere sanitarie elettroniche, anonimizzati, è stato possibile raccogliere i dati reali sui consumi di tutti gli assistiti dal Servizio Sanitario Nazionale, che permettono al sistema di monitorare sempre meglio come varia lo stato di salute della popolazione, e individuare i bacini più fragili.
Gli antidepressivi rappresentano il 3,4% di tutti i farmaci usati in Italia.

Consumi in crescita

Emerge che anno dopo anno consumiamo più antidepressivi e nel 2021 in particolare le dosi assunte sono state il 2,4% in più rispetto al 2020: 44,6 dosi giornaliere (DDD) per 1000 abitanti, contro le 39 del 2014. Circa il 7% degli italiani ha assunto antidepressivi nel 2021, con picchi di oltre il 10% in Liguria e Toscana e prevalenze inferiori nel Meridione. La metà ha più di 67 anni e la categoria che ne assume maggiormente sono le donne anziane: il 27,5% delle over 85.
Attenzione, stiamo parlando qui solamente di antidepressivi. Accanto a questi vi sono gli antipsicotici per schizofrenia, disturbi deliranti, disturbi dell’umore come il disturbo bipolare, il cui consumo è aumentato dal 2014 al 2021 del 20%, con 10 DDD per 1000 nel 2021. Ci sono inoltre gli ansiolitici, che rientrano nella categoria dei farmaci sedativo-ipnotici e ansiolitici. Ne assumiamo 54 DDD per 1000 abitanti nel 2021, contro le 40 DDD per 1000 del 2014. Le benzodiazepine in particolare, sono con i contraccettivi e i farmaci utilizzati nella disfunzione erettile, le categorie a maggiore spesa fra i farmaci di classe C.

Grazie a una rete di 800 Medici di Medicina Generale sparsi sul territorio, è stato possibile raccogliere anche dei dati sulle nuove diagnosi e prescrizioni di antidepressivi, su un bacino di 119 mila utenti. Si contano 6,7 nuovi casi di depressione ogni 1000 pazienti – addirittura 9 casi per 1000 fra le donne – un 6,4% in più rispetto al 2020, anno non certo facile per la pandemia. Nel complesso, il 13% degli italiani e delle italiane presi in carico da questi 800 medici sentinella ha una depressione diagnosticata. Si tratta di percentuali in crescita dal 2019 per tutte le fasce d’età e aree geografiche. Convive con una diagnosi di depressione il 6% degli under45 esaminati, il 15,3% dei 46-65 enni, il 19,2% dei 66.74 enni, il 22,3% dei 75-84 enni e il 25,2% degli over 85. Il fenomeno è quasi certamente sottostimato: quante persone vivono una depressione senza chiedere reale aiuto e senza una diagnosi concreta da parte del medico.

Quante persone con depressione assumono farmaci?

È importante avere entrambi questi dati – diagnosi e uso dei farmaci – per capire quante persone con diagnosi vengono trattate farmacologicamente: una persona su tre, con percentuali i crescita con l’aumentare dell’età, dove è meno facile proporre percorsi di supporto psicologico. Assume antidepressivi il 16,8% degli under 45, il 26% dei 46-65 enni e il 36% dei 66-74 enni.

Va detto che la metà di loro ne ha fatto uso per meno di sei mesi, e un anziano su dieci ha ricevuto una sola prescrizione, che suggerisce – scrivono gli autori – quanto sia diffusa la prassi di prescrivere questi farmaci affiancandoli ad altri in patologie non depressive, che potrebbero dunque essere trattati con approcci di tipo non farmacologico, come sostegno psicologico.

La metà non finisce la cura

Il numero di dosi giornaliere però non è un indicatore così interessante per capire come gli italiani gestiscono realmente la propria depressione. Sono tante, sono poche? Non possiamo rispondere senza considerare che l’aderenza terapeutica, cioè il numero di persone che li assumono bene, ovvero che seguono la terapia come dovrebbero, è molto bassa, anche fra i più giovani. Si stima che dopo 5 mesi la metà delle persone abbia interrotto la terapia.
A un anno dall’inizio, solo il 38% sta ancora assumendo il farmaco nelle dosi e nei tempi prescritti, e fra gli anziani le cose vanno peggio. Si passa dal 43% dei 45-54 enni che ha buona aderenza terapeutica, al 24,4% degli over 85.
Solitamente si propone un utilizzo di 2-3 settimane a cui segue una valutazione dell’efficacia della terapia, per decidere se proseguire per i 6-9 mesi con mantenimento fra l’anno e i tre anni, oppure scegliere altri farmaci. La letteratura mostra tuttavia che solo il 40% circa delle persone che inizia un percorso con antidepressivi ne fa uso per più di tre mesi.

Le altre domande

Per capire davvero se gli italiani assumono tanti o addirittura troppi antidepressivi è necessario porsi altre questioni: le persone che ne hanno davvero bisogno, hanno accesso alle terapie? Chiedono aiuto? E prima ancora: chi “ne ha bisogno” ne necessita davvero, oppure potrebbe beneficiare di un supporto psicologico e psicoterapico a cui non hanno avuto accesso? Quanto i Medici di Medicina Generale inviano a uno psicologo?
E soprattutto, è importante definire sempre meglio quali sono i fattori individuali e sociali che influenzano lo stato di salute mentale percepito, e lavorare sui determinanti sociali per ridurre la parte influenzabile della percezione di malessere.