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politica

Cronaca critica del linguaggio dei simboli elettorali

I simboli tradiscono la storia che si portano dietro e anticipano l’orizzonte a cui guardano. Non è una citazione ma una suggestione se guardiamo dall’alto i 101 simboli elettorali che sono stati depositati per le elezioni politiche del 25 settembre.  Sono stati presentati da 98 i soggetti politic tra venerdì e domenica all’ufficio elettorale del Viminale. Il simbolo della lista ‘Italia dei Diritti – De Pierro’ è l’ultimo tra i contrassegni depositati esposto in bacheca, il centounesimo.

Centouno simboli sono tanti. Alcuni sono discussi e discutibili ma testimoniano che siamo un paese democratico, figlio di una società stratificata e non priva di fantasia. Ricordiamo per esempio l’infinto e sofferto travaglio del principale partito della sinistra. Dalla bandiera rossa del  Pci, all’albero del Pds prima con o poi senza la Falce e Martella per marcare la distanza con il Comunismo, fino all’attuale Partito Democratico di Letta, sobrio nella grafica e con i colori della bandiera italiana e l’ulivo in ricordo un una stagione politica passata.

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Qui su Infodata ci siamo divertiti a raccontare cento anni di scissioni della sinistra proprio partendo dai simboli elettorali.

Ma anche a destra i simboli dividono e fanno discutere. Più gli avversari che i diretti interessati a ben vedere. Come nel caso della richiesta da parte della senatrice Liliana Segre superstite della Shoah di togliere dal contrassegno di Fratelli d’Italia la fiamma tricolore, simbolo del Movimento Sociale Italiano (MSI), il partito fondato nel 1946 da ex fascisti. La richiesta è rimasta inevasa. Il logo presentato è quello del 2018: nel cerchio più piccolo la fiamma tricolore con il nome del partito, in quello più grande, giallo su fondo blu, il nome di Giorgia Meloni.

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L’ammucchiata al centro.

Il dato politico di quest’anno è l’affollamento di liste centriste. A partire dall'”unione” del partito di Matteo Renzi con quello di Carlo Calenda. In realtà però quella della corsa al centro non è una idea originalissima: attraversa la prima e seconda Repubblica ma con la fine della Democrazia cristiana ha assunto declinazioni tra le più inaspettate. Dentro a questo nuovo assembramento di partiti centristi ci mettiamo anche il neonato partito Impegno Civico di Di Maio.

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Poi la fantasia al potere. In questo caso procediamo in ordine sparso. Su sfondo nero  e all’interno di un cerchio rosso c’è la sagoma di un omino che tira un calcio ad un Pinocchio. Si chiama Partito Free: e il senso sembra quello di prendere a calci i bugiardi. Nel Partito della vita viene rappresentata una donna-albero, simbolo dell’Italia, con le radici in basso e una chioma tricolore in alto. Il Partito della follia con la dicitura “creativa” scritta in piccolo è ispirato a Steve Jobs e al suo motto Stay hungry, stay foolish. C’è la ghigliottina francese simbolo del neonato partito Rivoluzione sanitaria di Panzironi il guro che prometteva di allungare la vita fino a 120 anni, e che vorrebbe “decapitare” quella che definisce la “medicina dogamtica” che altro non è che la medicina ufficiale. C’è il Sacro Romano Impero cattolico e pacifista fondato dall’avvocato Mirella Cece che da oltre trent’anni fa “lotta e combatte” cercando di conquistare un seggio in Parlamento. L’aggiunta della parola pacifista è dovuta al fatto che il Partito è contrario all’invio alle armi in Ucraina.  Poi c’è il contrassegno del Movimento dei Poeti d’azione, dove appaiono una spada e una penna che sembrano simboli di operosità. Almeno così abbiamo inteso. Ritorna il generale Antonio Pappalardo con i Gilet Arancioni. Nel simbolo le lettere Uci, Unione Cattolica Italiana e la scritta: “Si cambia musica”. Sa segnalare anche un grande classico: il Popolo delle Partite Iva.

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Oggi domenica 14 agosto era l’ultimo giorno, da domani sarà un Ferragosto di lavoro per i funzionari del ministero, che dovranno controllare i documenti per permettere poi, martedì, l’invio delle notifiche ai singoli soggetti che hanno depositato i contrassegni, con eventuali richieste di integrazioni. Ricordiamo infine che il contrassegno di lista è stato consegnato a mano su supporto digitale o in triplice esemplare in forma cartacea. È vietato presentare simboli che riproducono immagini o soggetti religiosi. Ai partiti che non abbiano un simbolo tradizionale e ai gruppi politici è vietato presentare «contrassegni identici o confondibili con quelli che riproducono simboli utilizzati tradizionalmente da altri partiti». Poi il divieto di presentare contrassegni che fanno riferimento a ideologie di stampo fascista o nazista.