Uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica Science ha identificato 16 punti di non ritorno che potranno verificarsi con un innalzamento delle temperature sopra 1,5°C. I Climate tipping points sono punti di svolta nella crisi climatica, superati i quali le conseguenze sono irreversibili, con un pericoloso impatto sull’umanità. Lo studio è basato sulla revisione di oltre 200 articoli scientifici a partire dal 2008 ed è coordinato da David Armstrong McKay dell’Università britannica di Exeter. La tesi è che anche rispettando l’accordo di Parigi che chiedeva di limitare il riscaldamento globale sotto i 2°C si rischia di assistere al superamento di numerosi punti di non ritorno.
Nella mappa in alto è indicata la posizioni dei punti di non ritorno nella criosfera (blu), nella biosfera (verde) e nell’oceano/atmosfera (arancione) e i livelli di riscaldamento globale ai quali verranno probabilmente attivati. Il colore degli indicatori esprime la stima della soglia centrale di riscaldamento globale inferiore a 2°C, ovvero all’interno dell’intervallo dell’accordo di Parigi (arancione chiaro, cerchi); tra 2 e 4°C, cioè accessibile con le attuali policy (arancione, rombi); e 4°C e oltre (rosso, triangoli). Qui sotto una mappa realizzata da Carbon Brief sulla scorta dei dati dello studio.
“Le osservazioni hanno rivelato che parti della calotta glaciale dell’Antartide occidentale potrebbero aver già superato un punto di non ritorno. Sono stati rilevati potenziali segnali di allerta precoce della calotta glaciale della Groenlandia , del ribaltamento della circolazione atlantica meridionale e della destabilizzazione della foresta pluviale amazzonica ”.
Una buona metafora per un punto di non ritorno è un’altalena : se una palla viene spinta su un’altalena ma la spinta si ferma prima di raggiungere il perno, la palla rotolerà al suo posto originale, ma dopo aver superato il perno continuerà a rotolare fino a quando raggiunge un nuovo stato anche se la spinta si è interrotta.
Questo studio è un primo tentativo di una valutazione sistematica aggiornata dei punti critici del clima, ma molte delle stime, scrivono gli autori, presentano ancora incertezze elevate e livelli di confidenza variabili. Dovrebbe quindi essere seguito da progetti comunitari più ampi per migliorare la nostra comprensione e il monitoraggio dei punti critici del clima.
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