Se osserviamo i contagi dichiarati, l’estate 2022 è stata la peggiore da quando è iniziata la pandemia, ma la campagna vaccinale della quarta dose è di fatto un flop rispetto alle precedenti. L’84,32% della popolazione italiana ha completato il ciclo vaccinale primario, cioè con due dosi e il 67,68% ha fatto la terza dose “booster”. 3.036.092 persone hanno fatto la “quarta dose” cioè il 5,12% della popolazione.
Le persone sono stanche, chi ha avuto COVID-19 una volta e l’ha superato tutto sommato in modo tranquillo, non ha più il terrore di riprenderlo, e fra alcuni che non l’hanno ancora contratto la percezione è che “comunque ci si può infettare”, dal momento che i vaccini attualmente in commercio sono costruiti intorno alla variante di Wuhan, risalente a due anni fa. E infatti è vero che si infetta con molta più frequenza rispetto a quanto avveniva con le varianti precedenti a Omicron. A marzo 2022, circa il 3% dei casi di positività erano reinfezioni; la settimana del 15 agosto 2022 siamo al 13%. Da un anno a questa parte, dal 24 agosto 2021 al 23 agosto 2022 sono stati segnalati 1.003.331 casi di reinfezione, pari a 5,8% del totale dei casi notificati nello stesso periodo; che significa che un italiano su 60, bambini inclusi, ha avuto COVID-19 più di una volta.
Numerosi sono coloro che aspettano il “nuovo vaccino”, quello cioè modulato sulle prime varianti Omicron, anche se oramai anche queste sono state soppiantate da altre leggermente diversificate, e quando il nuovo vaccino potrà essere immesso sul mercato il virus potrebbe essere mutato.
Di fatto non sappiamo ancora che cosa “funziona meglio” per proteggerci da future infezioni: se la vaccinazione o la pregressa infezione, dal momento che vi sono ancora risultati molto contrastanti in letteratura. Quello che si è osservato è che sia l’infezione che la vaccinazione provocano una risposta immunitaria che protegge dalla malattia grave. Per quanto riguarda invece la protezione nei confronti dell’infezione ci sono diversi elementi che vanno considerati come la durata dell’immunità, le varianti, l’età.
Nel frattempo, i monoclonali e gli antivirali, che hanno un’ottima efficacia nell’evitare il ricorso all’ospedalizzazione nelle persone a rischio, potrebbero essere utilizzati molto di più, allargando l’accesso a chi al momento non soddisfa i requisiti perché non è considerato abbastanza “a rischio”. I dati di monitoraggio li pubblica AIFA settimanalmente: da inizio gennaio al 24 agosto 2022 sono 68.763 i pazienti che hanno avuto accesso a una terapia con anticorpo monoclonale. Erano 57 mila ad aprile 2022. Per quanto riguarda gli antivirali sono 118.081 i trattamenti avviati da gennaio a oggi.
Segno che si procede a rilento.