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economia

Come ci scalderemo questo inverno se elettricità, gas, legna e pellet sono alle stelle?

 

Chi vive con 2000 euro al mese, o meno, in questa fine estate sta sperando che l’inverno non sia troppo freddo. Come nei racconti dei nonni di tanti anni fa. Non solo il prezzo del gas metano, ma anche quello della legna e soprattutto dei pellet, sono fuori controllo.

Non si tratta di problemi di second’ordine: grossa fetta delle persone che vivono in zone rurali in Italia, in particolare ad altitudini che d’inverno raggiungono le temperature più fredde, si scalda ancora con legna e pellet, perché banalmente l’abitazione non è stata allacciata alla rete per il metano. Stando ai dati Istat, nel 2021, solo il 78,3% delle case italiane sono allacciate al metano. Un altro 13% acquista gas in bombola, in un altro 4,6% è installato un bombolone esterno con rifornimento periodico.

Un sacchetto di pellet acquistato all’ingrosso, di buona qualità costava a una famiglia 7-8 euro l’inverno passato, ora se ne trovano addirittura a 14 euro l’uno. E le famiglie li comprano, perché i fornitori scarseggiano come mai prima, complice la guerra in corso, e il rischio è rimanere al freddo.  Per scaldare un’abitazione di 80 metri quadri ne serve uno al giorno, con buona pace di chi ritiene che si possa vivere e lavorare con 19 gradi centrigradi, mentre fuori si va sotto zero. Se contiamo 12 euro per sacchetto/giorno, per 6 mesi – il periodo minimo in cui si accendono le stufe in montagna – siamo a 2000 euro.  Si consideri che quasi mai una stufa a pellet è l’unica fonte di riscaldamento di una casa. Quando si va sotto zero, è necessario aggiungere un po’ di termosifone – quando c’è – oppure di stufa a legna o caminetto.

Per la legna siamo a 17-19 euro al quintale. Si stima che per riscaldare 100 mq siano sufficienti 6 kg di legna ma solo se la casa è ben coibentata, ma si arriva a 30 kg in una non coibentata, con serramenti cioè datati, senza cappotto o tetto non ben isolato. Con un quintale si fanno pochi giorni. Il funzionario del Servizio foreste della Pat, Valentino Gottardi, raccontava i giorni scorsi a il Dolomiti che il prezzo di vendita del legname, quello ancora nel bosco, è raddoppiato rispetto al 2021. Per le latifoglie il prezzo base d’asta era di circa 30-35 euro a tonnellata nel 2021, balzato a 40-60 euro a tonnellata nell’estate 2022. Chiaramente la legna non è tutta uguale: vi sono alberi più adatti di altri alla combustione, a seconda di efficienza per unità di prodotto e di qualità in termini di manutenzione dei camini. Il faggio e il larice, ad esempio, costano di più di altri legni. Così come la quantità di legna necessaria per scaldare una casa varia dal tipo di stufa: le Stubi sono basate su un meccanismo che necessita di molta meno legna rispetto a una stufa tradizionale.

L’elettricità segue lo stesso ritmo. Se il metano a fine agosto era a 280 euro al MWh, l’elettricità era a 605 euro. I giorni scorsi Confartigianato parlava di 881.264 micro e piccole imprese a rischio chiusura per colpa delle bollette ingestibili, per un totale di 3.529.000 persone coinvolte pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano. Il decreto Aiuti bis approdato in Senato, prevede l’estensione fino alla fine del 2022 del bonus sociale per luce e gas, estendendolo a famiglie con Isee fino a 12 mila euro e l’introduzione di tariffe agevolate per le altre famiglie a basso reddito. Quali e quante, non è ancora chiaro, e intanto le bollette stanno arrivando.

Tutto questo al netto del tema dell’inquinamento.

Nel frattempo il Superbonus 110% per l’efficientamento energetico naviga in cattive acque, e portando con sé tante famiglie a cui era stato promesso di poter fare il salto dal punto di vista energetico, installando per esempio i pannelli solari. Invece, i rubinetti sono stati chiusi per settimane, molte piattaforme e banche si sono barricate da oltre un mese dietro un sordo silenzio, mentre lo stato decide di non eliminare la scadenza al 30 settembre per le unifamiliari per dimostrare il primo terzo dei lavori eseguiti e continuare ad accedere al Superbonus. Da pochi giorni finalmente la trattativa in Senato è ripresa almeno per quanto riguarda la cessione dei crediti, sbloccando il mercato delle agevolazioni edilizie, che era appunto fermo per la difficoltà nel cedere i crediti. Tuttavia, per le famiglie che stavano per partire con progetto alla mano per una unifamiliare che, senza il Superbonus di cui si erano fidate dovranno rinunciare all’efficientamento.
Quei soldi si investiranno in legna, pellet e metano, sperando che l’inverno non sia troppo freddo.

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