Altro che due ore di televisione al giorno. Oggi il 5% in più di bambini di 3-5 anni guarda la televisione abitualmente rispetto a chi andava all’asilo nel 2000; erano l’88,7% 20 anni fa e sono addirittura il 94,2% oggi, stando a una recente nota Istat. Nel frattempo, solo la metà dei loro fratellini di 6-10 anni, legge almeno un libro nell’ultimo anno, al di là di quelli scolastici. Una percentuale identica a quella di 15 anni fa.
I bambini riflettono inevitabilmente gli stili di vita dei loro genitori e nonni. La televisione la fa ancora ampiamente da padrona a tutte le età, con meno prevalenza di utenti forti fra gli adolescenti, che dal 2015 a oggi è calata sensibilmente. Rimane il fatto che 8 adolescenti su 10 continuano a guardare programmi televisivi. Il 91% degli italiani con più di 3 anni guarda la televisione l’80% lo fa quotidianamente, per ore. Gli utenti più forti sono i bambini con meno di 10 anni e gli over 55. Il 23% guarda la tv in streaming su altri supporti, come PC, tablet o smartphone (era il 18% nel 2018): quasi la metà dei 18-24 enni. Il 28% sceglie video on demand da piattaforme commerciali (Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, ecc).
Fra lavoro, scuola, famiglia e amici, il tempo libero che resta è quello che è. Di fatto 6 italiani su 10 con più di 6 anni, bambini inclusi quindi, non leggono mai un libro.
Negli ultimi venti anni la quota di laureati è quasi raddoppiata, passando dal 7,5% della popolazione laureata nel 2001 al 14,3% del 2019, e quella di diplomati sia aumentata del 10%, dal 25,9 al 35,6%, la quota di lettori nel tempo libero è cresciuta di soli 2,8 punti percentuali. L’annus mirabilis è stato il 2010: a partire dal 2011 abbiamo perso lettori: 3,3 milioni solo dal 2010 al 2016, per tornare oggi ai livelli del 2001.
È fra i più giovani che le perdite di lettori sono state più copiose: – 14,3 punti percentuali di lettori tra i ragazzi di 11-14 anni e di 12 punti percentuali tra quelli di 15-17 anni. E non stiamo ancora parlando di lettori forti. La scelta di classificare i lettori in base al numero di libri letti non tiene conto di elementi importanti come il genere di libro letto e il numero delle pagine, ma da qualche parte è necessario partire. I “lettori deboli” sono coloro che hanno letto da uno a tre libri in un anno, mentre i “lettori forti” quelli che hanno letto 12 o più libri in un anno. Nel 2020 il 44,6% di chi legge (non degli italiani!) è un lettore debole, mentre solo il 15,2% è lettore forte. In altre parole 6 italiani su 100 leggono oltre 12 libri l’anno, almeno uno al mese.
Non si tratta di farne una questione morale: vi sono serie televisive o documentari che valgono moltissimo; e non tutti i libri sono letteratura imperdibile. Rimane comunque il fatto che la lettura sia un elemento imprescindibile per comprendere la nostra società, social network inclusi. In terza media il 61% degli studenti che ha sostenuto le prove INVALSI nel 2022 non ha raggiunto le competenze minime stabilite a livello nazionale. Ne parlavamo nel 2019 a proposito dei test OCSE PISA che riconoscono sei livelli di comprensione testuale: il livello 1, considerato pari a una competenza alfabetica molto modesta al limite dell’analfabetismo (analfabetismo funzionale grave); il livello 2 che definisce un possesso di un limitato patrimonio di competenze di base che richiede di saper riconoscere l’idea principale in un testo semplice. E Via via salendo nelle competenze fino al livello 5: capacità di analizzare la quasi totalità dei testi, sapendo confrontare concetti contrari alle aspettative – e 6: conoscenze elevate o molto elevate per comprendere ogni testo che viene sottoposto. Il livello “base “ è il 2, che tuttavia non è raggiunto da un quarto dei ragazzi italiani, mentre il livello 5 è raggiunto dal 5,1% di loro (media OECD: 7,2%).
La provocazione di fondo è quale sia il “livello” richiesto nella società odierna per orientarsi nella complessità delle fonti di informazione presenti online, e saperle confrontare ed elaborare un proprio pensiero.