Sono 54 le province italiane dove si registrano record negativi di dissesto idrogeologico. Nel Sud Sardegna e a Cagliari si riscontrano più di 20 giorni consecutivi privi di pioggia. Ad Agrigento e Trapani le variazioni negative sono rispettivamente di -15 e -14,2 giornate rispetto al periodo di analisi precedente (che va dal 1981 al 2010). E se questo non bastasse, anche l’indice di precipitazioni molto intense desta preoccupazioni. Nel 2021 solo 21 province non hanno avuto variazioni uguali o superiori al valore privo di anomalie.
Tutto questo (e molto altro) nell’ultimo rapporto Istat sul Benessere equo e solidale dei Territori (BES). Analizziamolo insieme, con l’aiuto di alcuni grafici.
Una delle ultime alluvioni ha colpito Formia, nel latinese. Ben 60 mm di pioggia caduti in meno di due ore. Fiumi di fango riversi per le strade e tanta paura. Prima di questo evento è stata la volta delle Marche, con la strage del maltempo che si è abbattuta nell’anconese. Qui sono state 11 le vite spezzate.
Ma quali sono i numeri delle alluvioni in Italia? Secondo i dati riportati da Legambiente, dal 2010 a settembre 2022, nella penisola si sono registrate ben 510 alluvioni. Di queste, solo nel Centro-Italia, se ne contano 125. Un dato sconcertante, soprattutto considerando la tendenza che sembra denotare una crescita dei fenomeni estremi. Difatti, secondo l’Ossevatorio Nazionale Città Clima , da gennaio a luglio 2022 si sono registrati in Italia 132 eventi climatici estremi (non solo le alluvioni), il numero più alto della media annuale dell’ultimo decennio. Preoccupa anche il dato complessivo osservato da 10 anni a questa parte: dal 2010 a luglio 2022 nella penisola si sono verificati 1318 eventi estremi, con impatti molto rilevanti in 710 comuni italiani. Qui la mappa con tutte le statistiche ambientali.
Ma cosa ci dice il rapporto dell’Istituto? Sono 77 i giorni con precipitazioni intense verificatesi nel 2021. Questo indice rappresenta il numero di tempo nell’anno in cui la precipitazione totale giornaliera supera o è uguale a 50 mm. È un indicatore di eventi meteo-climatici estremi che attesta l’impatto sul benessere, la salute e l’incolumità delle persone (in quanto ad esso sono associati disastri causati da alluvioni e frane). La gran parte delle alluvioni che hanno interessato il nostro Paese ha riguardato eventi con valori superiori a tale limite.
Fa da contraltare il numero di giorni in cui la siccità ha fatto da padrona. Sì, perché il cambiamento climatico crea di questi paradossi e la conta delle alluvioni segue quella del suo estremo opposto, con l’assenza di piogge per periodi anche molto prolungati. Qui entra in gioco l’indice di giorni consecutivi senza pioggia. Questo rappresenta il numero massimo di giorni consecutivi non piovosi (ossia con precipitazione giornaliera inferiore a 1 mm) durante l’anno. È tra gli indicatori di eventi estremi più utilizzati per evidenziare i periodi siccitosi i cui effetti hanno una ricaduta anche sulla qualità ambientale e quindi sulla salute delle persone. E come siamo messi in Italia con la siccità? In 54 province l’indice di giorni consecutivi senza pioggia è superiore alla mediana del periodo 1981-2010. Il Sud Sardegna è la zona con le rilevazioni peggiori nell’ultimo anno.
È interessante guardare anche al rischio delle popolazioni peninsulari di essere vittime di frane e alluvioni. Sempre secondo i dati dell’Istituto, che in questo caso si rifanno alle rilevazioni ISPRA, c’è più possibilità di essere assoggettati a frane nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola e in Valle d’Aosta. Per le alluvioni, invece, è più probabile al Centro-Nord, con un primato assoluto per la provincia di Ferrara.
Con tali evidenze numeriche, bisogna chiedersi cosa stia facendo il Governo per il dissesto idrogeologico. A quanto pare non molto, considerando i quattro anni passati dalla stesura del Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. A riguardo, Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, dichiara che “Malgrado l’accelerazione evidente dell’emergenza climatica, il Piano non è stato ancora approvato, nonostante siano passati nel frattempo 3 governi (Conte 1 e 2, Draghi) e 2 ministri (Sergio Costa e Roberto Cingolani). Se non si approva in tempi brevissimi il Piano rischiamo nei prossimi anni un disastroso impatto sociale, ambientale ed economico, e di sprecare anche le risorse del PNRR con opere non rispondenti alle urgenti politiche di adattamento”.
Per approfondire.
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