Qual è il cambiamento portato dal governo presieduto da Giorgia Meloni? Non nelle politiche, si intende, ché quelle si vedranno nel tempo. Ma nella composizione, negli uomini e nelle donne scelte per guidare il paese? Per capirlo, InfoData ha utilizzato i dati raccolti da Andrea Carboni, postdoctoral research fellow alla School of Global Studies della University of Sussex. Gli stessi che, un paio di anni fa, erano stati impiegati nel progetto I governi italiani ai raggi X, realizzato dal Sole24Ore insieme a Pagella Politica.
Il primo cambiamento appare ovvio guardando al grafico che apre questo pezzo. Ed è, ovviamente, relativo al genere del presidente del Consiglio. Ruolo che, per la prima volta in quasi ottant’anni di storia repubblicana, è andato a una donna. Nel grafico, ogni punto corrisponde ad un governo, a cominciare dal De Gasperi V che nel 1948 aprì la prima legislatura. Il colore identifica il genere, le dimensioni l’età del neo inquilino di Palazzo Chigi il giorno del giuramento. E qui sta un altro elemento da sottolineare.
Sì, perché oltre ad essere la prima donna, con i suoi 46 anni Giorgia Meloni è anche la terza persona più giovane a formare un governo, a pari merito con Amintore Fanfani. L’esponente democristiano aveva questa età quando, nel gennaio del 1954, insediò il primo dei sei governi che portano il suo nome. Meglio di loro, se così si può dire, fecero solo Giovanni Goria, presidente del Consiglio nel luglio del 1987 a 44 anni, e Matteo Renzi, unico ad aver giurato prima dei quarant’anni. Quando lo fece, nel febbraio del 2014, ne aveva infatti da poco compiuti 39.
Quante sono le donne nell’esecutivo?
Se però il governo di Giorgia Meloni è l’unico finora guidato da una donna, sono diverse quelle che negli anni passati hanno ricoperto la carica di ministro. InfoData ha riassunto la situazione in questa infografica, nella quale sono rappresentati solo i ministri e non anche i sottosegretari, che il nuovo esecutivo deve ancora individuare.
Intanto, si dovette aspettare il 1976 per vedere una donna al governo. Il presidente del Consiglio era Giulio Andreotti, alla sua terza esperienza a Palazzo Chigi. E a diventare ministra, con delega al Lavoro e alle Politiche sociali, fu Tina Anselmi. Partigiana, sindacalista e insegnante, fu poi anche ministra della Sanità e presidentessa della commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2.
Il numero più alto di donne all’interno di un governo è stato 8. Un traguardo raggiunto da quattro esecutivi: Letta, Renzi, Conte II e Draghi. Se guardiamo però alla percentuale sul totale, il record spetta all’esecutivo di Matteo Renzi, nel quale il 36% dei ministri erano donne. Sono 6, invece, quelle che fanno parte del governo di Giorgia Meloni, un numero che rappresenta il 25% dei componenti del nuovo esecutivo.
Da dove arrivano i ministri?
L’ultimo aspetto di questa analisi data-driven dell’esecutivo di Giorgia Meloni riguarda la provenienza geografica dei componenti dell’esecutivo. Un tema che, per mere ragioni di spazio, si è scelto di analizzare solo a partire dalla Seconda repubblica. Ovvero dalle elezioni del 1994 in poi. Il risultato è questo:
Sulle mappe compaiono esclusivamente le regioni che, nel rispettivo esecutivo, hanno espresso almeno un ministro. Più il colore è scuro, maggiore è il numero degli esponenti del governo nati nella regione di riferimento. Lombardia e Lazio sono le uniche due regioni che hanno sempre visto almeno un ministro nei 18 governi che si sono succeduti negli ultimi 28 anni. La Valle d’Aosta è invece l’unica che non ne ha espresso nemmeno uno.
Gli esecutivi che sono riusciti a rappresentare il maggior numero di regioni sono il D’Alema II e l’Amato II. Si tratta di due esecutivi che si sono susseguiti a cavallo del nuovo millennio e che hanno avuto al loro interno ministri provenienti da 13 regioni diverse. Sono invece 11 quelle rappresentate all’interno del governo di Giorgia Meloni.