Londra, 1854. Il colera devasta la città. Un medico, John Snow, ha l’idea di segnare su una mappa i punti in cui la malattia colpisce con maggiore durezza. Si accorge che l’epicentro è una pompa d’acqua. Chiusa quella, il colera si ritrae. Il nemico è sconfitto. È la prima dimostrazione della potenza dei dati in campo epidemiologico. Alessandro Vespignani è stato tra i primi a predire e suonare l’allarme della deflagrazione del Covid come grande pandemia del nuovo millennio. Da anni sviluppa modelli epidemiologici predittivi basati su sistemi complessi e big data. Attualmente vive a Boston, dove è professore alla Northeastern University di cui dirige il Network Science Institute. Nel suo nuovo libro dal titolo “I piani del nemico” Rizzoli Libri, racconta il dietro le quinte di una storia che tutti abbiamo vissuto in prima persona. “Ebola, Sars, Mers – scrive – sono epidemie imparagonabili tra loro, eppure unite da un filo comune. Ogni volta che un patogeno arriva a manifestarsi, si lascia dietro delle informazioni. Dei numeri. Velocità di contagio, pattern di spostamenti, indice di trasmissibilità. La scienza delle previsioni non mente: se si hanno a disposizione i dati, si possono elaborare modelli di strabiliante accuratezza“. Il libro ci piace perché come scriviamo da più di dieci anni su questo blog saper leggere i numeri vuol dire stringere nel pugno i piani del nemico. Proprio come John Snow teneva in pugno la cartina di Londra.
In particolare, in questo testo l’autore ha un merito che va oltre l’analisi dei dati. Ci ricorda chi è il vero nemico, dove si annida, cosa possiamo fare per fermarlo. Quali sono i suoi punti di forza e quali le sue debolezze. Ma soprattutto ci dice quali sono le nostre debolezze, quali sono stati i nostri errori. E come fare a non ripeterli la prossima volta.