Meta mercoledì ha licenziato 11mila dipendenti, il 13% della forza lavoro. A pesare sono la crisi economica e le ricadute dell’investimento sul metaverso. Il fondatore Mark Zuckerberg si è assunto in prima persona la responsabilità di quella che è la prima grande riduzione del personale del suo gruppo. Le riduzioni di organico interessano anche nella sede milanese della società. Sul piatto ci sono 22 esuberi. Ma non solo Meta a mandare a casa persone. Dall’inizio dell’anno il settore tecnologico ha mostrato segni di crisi, dopo anni di crescita sostenuta che si pensava non potesse più interrompersi. Con la pandemia queste aziende sono state incredibilmente sopravvalutate su mercati finanziari. La fine dei lockdown e la recessione stanno spingendo i manager del Big tech a operare una cura dimagrante che non è iniziata adesso. Nel grafico di Statista realizzato con i dati raccolti da Layoffs.fy si vede bene come l’ondata è partita ad ad aprile, è diminuita a settembre e ora sta riprendendo forza di nuovo.
Sarebbero 416 le startup e le grandi multinazionali Usa che lavorano nell’Ict che hanno licenziato dipendenti tra aprile e ottobre. Tre mesi erano solo in 20. Qualche esempio? Il rivenditore di auto usate online Carvana ha ridotto la sua forza lavoro di 2.500 dipendenti a maggio. I tagli al personale di aziende più importanti come Netflix o PayPal sono stati relativamente minori. Il primo ha licenziato 450 o circa il quattro per cento dei suoi dipendenti durante il secondo trimestre del 2022, mentre PayPal ha risolto i contratti per 83 dei suoi dipendenti.
I casi più importanti di aziende che hanno ridotto la propria forza lavoro a ottobre sono stati la start up alimentare a base vegetale Beyond Meat, il fornitore di kit di pasti Hello Fresh e il produttore di attrezzature per esercizi fisici Peloton. Quest’ultimo è stato fondato nel 2012 ma è salito alla ribalta durante le prime fasi della pandemia. Il più colpito è il settore del fintech che ha accusato la pressioni delle frodi e degli attaccchi hacker oltreche una drastica perdita di valore negli ultime mesi di molte criptovalute. Ad esempio, tra aprile e agosto, Robinhood, il mercato NFT OpenSea e l’exchange di criptovalute Coinbase hanno dovuto licenziare tutti tra il 20 percento e un terzo della loro forza lavoro a causa di effetti almeno in parte attribuibili al cosiddetto ” cripto inverno”.
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