Oltre 240 milioni di tonnellate prodotte in Italia nel 2021, il 6,4% in più rispetto al 2020. Parliamo delle emissioni di gas ritenute maggiormente responsabili del cambiamento climatico, come la CO2 (anidride carbonica), il CH4 (metano) e la N2O (protossido di azoto). Queste costituiscono il 74,9% delle emissioni totali dell’economia italiana. La restante parte (il 25,1%) è prodotta dalle famiglie. Ma quali industrie sono maggiormente responsabili di tale inquinamento? E quali attività delle famiglie? Analizziamo tutti i numeri delle emissioni atmosferiche NAMEA forniti dall’Istat.
Tra i settori più inquinanti, spicca l’industria manifatturiera. Da sola produce il 21,1% delle emissioni complessive, con quasi 80 milioni di tonnellate di CO2, circa 75 milioni di CH4 e poco più di 3 milioni di N2O. Viene seguita dai produttori e fornitori di energia elettrica, gas vapore e aria condizionata (che costituiscono, invece, il 18,8% delle emissioni totali). Inoltre, per entrambi i settori, è evidente un aumento dei fattori inquinanti sia in relazione al 2020 (caratterizzato da chiusure che ne hanno ridotto l’impatto ambientale), sia al 2019 (e quindi anche in tempi precedenti alla pandemia).
Il macro-settore a cui, invece, fanno capo meno emissioni, riguarda tutte le attività relative all’agricoltura, alla silvicolture e alla pesca. Si parla, in questo caso, di poco più di 9 milioni di tonnellate di CO2 prodotte nel 2021, 762 mila di MH4 e 45 mila di N2O. Inoltre, per questi due ultimi fattori inquinanti, si è addirittura registrata una contrazione delle emissioni rispetto al 2020
L’inquinamento delle famiglie
Le emissioni di gas serra dei residenti, registrate nel 2021, ammontano a 416 milioni di tonnellate di CO2. Seppur in aumento del 6,2% rispetto al 2020, esse non raggiungono i livelli del periodo pre-pandemico, confermando la tendenza in riduzione (che dal 2008 al 2021 è stata pari al -28,7%).
Ma quali sono le attività delle famiglie maggiormente responsabili della produzione di emissioni? A quanto pare, i fattori inquinanti sono principalmente dovuti al riscaldamento degli ambienti domestici e per le attività di trasporto. Anche in questo caso, le emissioni sono aumentate del 5,7% rispetto al 2020, dopo la forte riduzione registrata in quest’ultimo anno (-12,7% rispetto al 2019).
Tuttavia, nel complesso, la tendenza del nostro Paese sembra volgere ad una sostanziale riduzione delle emissioni, seguendo la scia del vecchio continente, soprattutto in relazione alla CO2. Questo anche grazie al pacchetto di proposte Fit for 55 presentato lo scorso 14 luglio dalla Commissione Europea. L’ambizione è di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, in vista del tanto auspicabile impatto climatico zero entro il 2050. Noi ci accodiamo a questa speranza, rimanendo vigili sui dati, che non sembrano prospettare il meglio, almeno nel breve periodo.