Hanno perso la coppa del mondo maschile di calcio, ma hanno vinto quella europa degli open data. Sì, la Francia è il paese dell’Unione con il più alto indice di maturità degli open data. Ovvero un valore, espresso come percentuale, costruito a partire da dodici indicatori che misurano la qualità, la diffusione e l’impatto dei dati aperti all’interno dell’Ue. L’aggiornamento al 2022 dell’Open data maturity report è stata resa nota qualche giorno fa e i risultati sono rappresentati nel grafico che apre questo pezzo.
Il filtro nella parte bassa (in alto a sinistra per chi leggesse da desk) consente di selezionare una delle quattro aree nelle quali sono suddivisi gli indicatori utilizzati per elaborare il risultato. Ovvero la qualità degli open data, quella del portale che li distribuisce, le politiche sul tema e l’impatto generato dal riuso di queste indicazioni.
Come detto, il risultato migliore è quello della Francia, che ha ottenuto 2.469 punti su un totale di 2.540 disponibili, per un risultato pari al 97,2%. All’estremo opposto Malta, che si è fermata al 42,4%. L’Italia, con un punteggio del 91,34%, si trova al settimo posto. E, elemento ancora più lusinghiero, viene inserito dall’Unione tra gli otto trend setter, ovvero quei paesi che indicano agli altri la via da percorrere per sviluppare il potenziale legato ai dati aperti. Questo nonostante il risultato italiano sia in leggero calo rispetto al 92% ottenuto lo scorso anno.
A premiare il nostro paese sono soprattutto le politiche in tema di open data, per cui l’Italia ha ottenuto un punteggio pari al 98,44%. Il risultato peggiore (84%) fa invece riferimento agli indicatori che permettono di valutare la qualità dei dati aperti.
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