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Nella scorsa puntata abbiamo raccontato i numeri dell’assistenza territoriale per la salute mentale, cioè l’utenza che nel 2021 è stata tramite pronto soccorso oppure assistita in regime di ricovero ospedaliero. L’emergenza, insomma. Oggi parliamo di chi è accolto in modo permanente o semi permanente dal sistema.
La rete dei sevizi dei Dipartimenti di Salute Mentale è costituita da Centri di salute mentale, centri diurni e strutture residenziali. Nel 2021 il sistema informativo salute mentale del Ministero della Salute ha rilevato dati di attività di 1.245 servizi territoriali, 1.983 strutture residenziali e 742 strutture semiresidenziali che si riferiscono a circa il 93% dei DSM.
Nel 2021 si contano 5,2 posti per 10 mila persone in strutture residenziali, 2,9 in strutture semiresidenziali.
Sono abbastanza rispetto al bisogno?
Si contano 27.813 persone presenti in strutture psichiatriche residenziali, con variazioni geografiche importanti: si passa da 1,8 utenti per 10 mila abitanti nella regione Campania a 12,2 in Puglia. La maggior parte – 13.440 persone – vive in strutture che prevedono la presenza di personale sanitario per tutte le 24 ore; 2.561 utenti risiedono in strutture residenziali con presenza giornaliera di personale sanitario nelle 12 ore diurne (almeno nei giorni feriali); 1.105 in strutture residenziali con presenza di personale sanitario non più di 6 ore o al bisogno; 4.250 persone vivono in strutture a carattere estensivo; 5861 in strutture residenziali per trattamenti terapeutico riabilitativi a carattere intensivo e infine 596 utenti sono accolti dai Centri di Salute Mentale.
Il problema nel calcolare l’utenza rispetto al numero di posti disponibili è che dovremmo poter accedere al dato sui flussi. Il numero di presenze nelle strutture residenziali non tiene conto della lunghezza della degenza, cioè di quanti utenti hanno occupato il medesimo posto. Sappiamo tuttavia che in media il trattamento in centro residenziale è di lunga durata. La media nazionale è di 1.124 giorni, cioè tre anni, sebbene i valori regionali varino dai soli 83,5 giorni del Molise ai 2.462,7 giorni della Toscana (6 anni in media) e ai 1949,8 giorni della Liguria (5 anni). Pertanto abbiamo osato accostare il dato sulla presenza di utenti e quello dei posti disponibili in strutture residenziali – che sono di vario genere – e osservare che di fatto salvo in alcune regioni, queste strutture sono piene. Si contano 5,7 utenti per 10 mila che vivono in queste strutture a fronte come si è detto di 5,2 posti per 10 mila persone. Al Sud in particolare il numero di posti letto in strutture residenziali sarebbe per lo più inferiore rispetto all’utenza calcolata.
Le strutture residenziali possono essere coordinate dal pubblico, quindi gestite dal DSM, oppure dal privato sociale e imprenditoriale. Gli utenti psichiatrici in cura presso strutture residenziali, nell’anno di osservazione 2021 sono pari a 27.813 unità, con tassi che vanno da 1,8 per 10.000 abitanti nella regione Campania a 12,2 in Puglia. Per il 2021 mancano i dati della regione Sardegna. La metà di chi vive in queste strutture ha diagnosi di schizofrenia e altre psicosi funzionali e si colloca fra i 45 e i 64 anni. Si tratta dunque di persone che verosimilmente avranno ancora bisogno a lungo termine di questo tipo di assistenza.
Molta utenza viene assistita invece tramite strutture semiresidenziali. Si definisce struttura residenziale una struttura extra-ospedaliera in cui si svolge una parte del programma terapeutico-riabilitativo e socio-riabilitativo per i cittadini con disagio psichiatrico inviati dal Centri di Salute Mentale (CSM) con programma personalizzato e periodicamente verificato. Anch’esse devono essere ubicate in aree urbanizzate affinché siano facilmente accessibili. Le strutture a ciclo semiresidenziale sono strutture che offrono ospitalità di tipo diurno e un diverso grado di intensità assistenziale in relazione ai bisogni dell’utenza. Ad esempio il Centro Diurno, a cui afferisce l’85% di chi usufruisce dell’assistenza semiresidenziale, è una struttura con funzioni terapeutico-riabilitative ed attività di risocializzazione intese al recupero delle abilità personali e sociali dell’utente ed è previsto che sia aperto almeno 8 ore al giorno per 6 giorni a settimana. La metà delle persone assistite ha una diagnosi di schizofrenia e altre psicosi funzionali e si tratta di utenti appartenenti più frequentemente alle fasce centrali di età.
A livello ospedaliero esiste invece il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC), dove vengono attuati trattamenti psichiatrici volontari ed obbligatori in condizioni di ricovero. Il numero complessivo dei posti letto è individuato tendenzialmente nella misura di uno ogni 10 mila abitanti e ogni SPDC contiene non più di 16 posti letto, che tuttavia sono riservati all’emergenza, come si spiegava la scorsa puntata. Attualmente vi sono 329 reparti di questi tipo per un totale di 4803 posti letto per degenze ordinarie (4039 nel pubblico) e 296 (294 nel pubblico) in day hospital. Per il totale Italia, l’offerta per i posti letto in degenza ordinaria è di 9,6 ogni 100.000 abitanti maggiorenni.
Ancora non abbiamo risposto in modo davvero completo alla domanda su quanto questi posti siano sufficienti. Sarebbe importante avere un altro dato: il numero di persone che gestiscono a casa una persona con disagio mentale, per assenza di servizio residenziale. Si tratta del classico dato sommerso, che può emergere o tramite survey oppure con una rilevazione demografica a tappeto. A nostra conoscenza questo dato non è disponibile.
Per approfondire.
Salute mentale: troppo pochi psichiatri e psicologi nei Dipartimenti di Salute Mentale
Come si misura la salute mentale? Prima parte