È un piano ambizioso che incontra, in Europa, situazioni differenziate.
Nel grafico a bandiera, che riporta la quota di immatricolazioni di auto elettriche (BEV) sul totale del venduto nel 2022, emerge la posizione di fanalino di coda dell’Italia, al confronto con i principali benchmark europei. Ai vertici si posiziona la Norvegia, che ha avviato politiche incisive per favorire la diffusione delle e-car per prima, da oltre un decennio, ma anche la Germania, storica patria del diesel, sta facendo rapidi passi avanti.
Nel nostro Paese la penetrazione delle auto elettriche (BEV) sul totale delle nuove immatricolazioni si ferma al 3,7%, unica con un peggioramento rispetto al dato del 2021 (4,6%); le vendite di BEV si sono ridotte di quasi il 27%, un ridimensionamento che ha riguardato solo l’Italia in ambito europeo (grafico 1).
L’ancora limitata preferenza per l’auto elettrica in Italia è legata a diverse ragioni. Nel 2022 gli incentivi stanziati per l’acquisto di auto BEV sono stati poco incisivi: sono stati limitati alla sola clientela privata e di importo tale da compensare solo in parte il maggior costo delle vetture elettriche rispetto alle tradizionali motorizzazioni. A penalizzare l’andamento del mercato è stato anche il contesto economico difficile, caratterizzato da un’inflazione elevata e da redditi in contrazione.
L’obiettivo dell’Europarlamento è quindi ancora decisamente lontano, soprattutto nel nostro Paese, e per raggiungerlo sarà cruciale un cambio di passo, che potrà avvenire solo in parallelo al potenziamento dell’infrastruttura di ricarica, ancora carente e disomogenea sul territorio nazionale.
Contributo a cura della società di consulenza Prometeia.
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