È la classica mappa dell’Italia divisa in due, a sottolineare le difficoltà del Mezzogiorno, quella restituita dall’Osservatorio Inps sulle dichiarazioni sostitutive uniche e sull’Isee. L’istituto nazionale di previdenza social ha infatti reso disponibili i dati relativi alle richieste di calcolo dell’indicatore della situazione economica equivalente, utilizzato per avere agevolazioni nell’accesso ai servizi pubblici, per il periodo compreso tra il 2016 ed il 2022.
Poiché si tratta di richieste che vengono effettuate dai nuclei famigliari, InfoData ha normalizzato il dato utilizzando quello Istat relativo alle famiglie italiane per calcolare la percentuale di quelle che hanno richiesto il calcolo dell’Isee. Il risultato è quello rappresentato nella mappa che apre questo pezzo. Il colore varia dall’azzurro all’arancione a seconda che la percentuale sia inferiore alla media nazionale del 38,9%. Il filtro nella parte bassa (in alto a sinistra per chi leggesse da desk) consente di isolare il territorio di una singola regione.
Al lettore non sarà sfuggito come dalla mappa manchi la Sardegna. Una scelta legata al fatto che il dato Istat sui nuclei famigliari è aggiornato al 2021, quello Inps al 2022. Nel mezzo è intervenuta la riforma delle province sarde, che ha soppresso il Sud Sardegna per ripristinare Medio Campidano, Sulcis Iglesiente e Ogliastra. Non c’era insomma corrispondenza tra i due dataset.
Tornando ai dati, la provincia con la più alta percentuale di famiglie che hanno chiesto il calcolo dell’Isee è quella di Crotone, in Calabria, dove il 70,27% dei nuclei familiari ha presentato una dichiarazione sostitutiva unica. Ovvero il documento che avvia l’iter per il calcolo dell’Indicatore della situazione economica equivalente. Seguono, entrambe in Campania, Napoli con il 67,47% e Caserta con il 66,68%.
All’estremo opposto ci sono il Verbano-Cusio-Ossola, in Piemonte, con appena il 24,34% di famiglie che hanno richiesto l’Isee e le province lombarde di Como e Sondrio, rispettivamente con il 25,63% ed il 26,19%.