L’Italia è al ventunesimo posto per competitività rispetto ai 27 Paesi Ue. Lo dice l’ultimo rapporto della Commissione europea sul Regional Competitiveness Index, la misura utilizzata per studiare i livelli di attrattività e sostenibilità, per aziende e residenti, delle regioni europee.
L’indice viene elaborato sulla base di 68 indicatori. Questi sono relativi al grado di efficienza, d’innovazione e ad altre circostanze interne alle regioni europee (come possono essere i livelli d’istruzione, sanitari o riguardanti la stabilità macroeconomica). L’indice va comparato alla media europea, impostata a quota 100. Questo numero funge da spartiacque tra ciò che è competitivo (superiore a 100) e ciò che, invece, non lo è (inferire a 100).
Il nostro Paese, nel 2022, ha raggiunto la quota di 84,1. Un risultato che, come detto in precedenza, ci porta al ventunesimo posto nella classifica per attrattività e sostenibilità (dopo Cipro e prima dell’Ungheria). Come eravamo posizionati negli anni precedenti? Nel 2019 eravamo al diciottesimo posto, tra Spagna e Lettonia. La volta prima (2016) al diciassettesimo. È dunque evidente una lenta regressione.
Guardando la mappa, inoltre, si può notare che solo la Lombardia superi la soglia minima di 100 impostata dalla Commissione (quantificando un 103,3, quindi solo di poco al di sopra dell’asticella). Per il resto delle regioni italiane, la penisola appare ancora una volta spaccata tra Nord e Sud. Nel mezzogiorno la peggiore è la Calabria. Con il suo 58,9 compare tra le ultimissime posizioni a livello europeo (classificandosi duecentoventunesima su 234 regioni totali).
Le regioni più competitive, invece, sono tutte appartenenti al Centro-nord Europa. Primo e secondo posto per due olandesi (rispettivamente, Utrecht e Zuid-Holland, e cioè la zona dove si trovano Rotterdam e Den Haag). Al gradino più basso del podio troviamo una francese, Ile-de-France (la regione di Parigi).
L’auspicio è che per la prossima tornata di dati la Commissioni certifichi un cambio di rotta per il nostro Paese, contrastando la linearità con cui regrediamo nella classifica. Magari con gli effetti del PNRR, sperando che venga adottato per misure strutturali, che abbia il giusto riverbero a livello competitivo.